Il regime comunista cinese sempre più disumano
Non appena succede qualcosa negli Stati Uniti immediatamente l’informazione agita i megafoni e grida allo scandalo.
Qualora accadano episodi anche estremamente gravi a Pechino e dintorni ci si gira dall’altra parte e la notizia non appare neppure in quinta pagina in basso a sinistra.
Il regime rosso cinese può dormire tranquillo tanto nessuno divulga quello che accade nelle sue regioni, a partire dallo sterminio procurato dal Covid-19.
Uno degli ultimi casi è quello di Guo Feixiong e Niu Tengyu che mostrano il vero volto disumano della dittatura comunista cinese, disposto a tutto pur di mantenere il potere assoluto.
Guo, 54 anni, è un rinomato attivista per i diritti umani con una lunga storia di persecuzione alle spalle.
Consigliere legale presso lo studio di avvocati Shanghai Shengzhi, la sua vita è cambiata tra il 2005 e il 2006 quando offrì sostegno legale agli abitanti di Taishi, nel Guangdong, questi si erano rivoltati contro il sindaco e i capi del partito comunista locale, accusati di corruzione.
Dopo aver pubblicato molti articoli su internet per denunciare gli scandali avvenuti nella cittadina venne arrestato con l’accusa di «praticare affari illegali».
Dopo 17 mesi di carcerazione preventiva, durante i quali venne ripetutamente torturato, fu condannato a sei anni di carcere.
Uscito di prigione, è stato subito riarrestato l’8 agosto 2013 per aver organizzato una manifestazione a favore della libertà di espressione e di stampa davanti alla redazione di un settimanale di Guangzhou e per aver chiesto al governo di ratificare la convenzione sui diritti politici e civili (Iccpr).
Condannato ad altri sei anni di carcere, è stato liberato il 7 agosto 2019.
Alcuni mesi fa l’avvocato ha fatto richiesta per il passaporto per viaggiare negli Stati Uniti, dove da anni risiede con i figli la moglie Zhang Qing, affetta da un cancro in stadio avanzato.
La provincia del Guangdong gli ha rilasciato il passaporto ma quando giovedì Guo si è recato all’aeroporto internazionale Pudong di Shanghai è stato fermato dalle autorità, che gli hanno impedito di imbarcarsi.
“Mi hanno detto che non posso lasciare il paese perché sono accusato di minacciare la sicurezza nazionale”, ha dichiarato al South China Morning Post.
“Mia moglie potrebbe morire e ha bisogno di me, devo occuparmi della mia famiglia e dei miei figli. Nessun altro può farlo al posto mio. Se non potessi raggiungerla, non me lo perdonerei mai”, ha puntualizzato.
Per questo “non ho altra scelta che iniziare una sciopero della fame a tempo indefinito. Non mi muoverò dall’aeroporto fino a quando non mi faranno imbarcare o non mi porteranno via. Continuerò a parlare così che tutti sappiano quello che sta succedendo e fino a che punto le autorità sono irragionevoli: hanno completamente perso la loro coscienza. La polizia segreta potrebbe rapirmi domani, se troverete il mio telefono spento saprete che mi hanno portato via. Potrebbero anche uccidermi, ma io devo resistere e difendere il mio diritto a vedere la mia famiglia e il più elementare senso di umanità”.
Altra situazione altrettanto grave è quella del ventenne Niu Tengyu, ma la ferocia dimostrata dal partito comunista è la stessa.
Il giovane è stato condannato da un tribunale nel Guangdong a 14 anni di carcere dopo che nel forum aperto da lui sul sito Zhina Wiki, un utente sconosciuto ha pubblicato la foto della figlia del leader Xi Jinping, Xi Mingze. Niu è stato riconosciuto colpevole di “violazione della privacy, conduzione di business illegale e turbamento della stabilità sociale”.
Avrebbe anche “creato problemi di ordine pubblico”.
Come testimoniato dalla madre a Radio Free Asia “quando è stata pubblicata la foto della figlia di Xi Jinping, il governo centrale ha istituito una task force per trovare i responsabili. Poiché però i responsabili del sito si trovavano all’estero, hanno preso mio figlio. La polizia locale voleva dimostrare al governo centrale di saper offrire il suo contributo. Mio figlio è stato torturato dalla polizia perché confessasse di essere il responsabile di tutto. Ha un braccio completamente inutilizzabile a causa delle torture subite: gli hanno fatto perdere i sensi diverse volte a forza di pestarlo, l’hanno spogliato nudo e gli hanno rovesciato sopra acqua ghiacciata per farlo parlare”.
Perché impedire a un marito di vedere i figli e la moglie in fin di vita? Perché rovinare, forse per sempre, la vita di un giovane per un reato che non ha commesso?
I casi di Guo e Niu non sono eclatanti né spettacolari e dimostrano come il regime non tolleri alcun tipo di dissenso, perseguitando gli attivisti anche dopo decenni di carcere e punendo con severità inaudita comuni cittadini per lanciare un segnale a tutti: nessuno osi fare nulla di sgradito al partito.
Pochi giorni fa Xi Jinping ha raccolto gli applausi dei leader di tutto il mondo al Forum di Davos promuovendo la costruzione di una comunità dal futuro condiviso per tutta l’umanità attraverso il sostegno di valori umani comuni.
Parole che davanti al comportamento disumano nei confronti di Guo e Niu rivelano tutta la doppiezza del regime comunista.
L’Europa si gira dall’altra parte e prosegue a sonnecchiare.
Guglielmo d’Agulto
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