Charles Lindberg, 90 anni dalla prima trasvolata atlantica
La polvere e le stelle, poi ancora la polvere e l’oblio.
Tra i tanti anniversari che si affacciano timidi e brumosi in questo incerto inizio di 2017, c’è anche quello della prima trasvolata atlantica da New York a Parigi.
L’impresa di Charles Lindberg, il prossimo maggio compirà 90 anni. Lo spilungone del Minnesota sarebbe diventato una celebrità, ma oggi quasi nessuno se ne ricorda, eppure fu un’avventura straordinaria e una tappa fondamentale nel trasporto aereo e nella storia del volo.
Volete salire a bordo della macchina del tempo? Andiamo!
Quando iniziò la trasvolata atlantica da New York a Parigi Charles Lindberg era solo uno spilungone timido e introverso, un ragazzo americano del Sud, di 25 anni, con un sogno di libertà.
Tra il 20 e il 21 maggio del 1927 attraversò l’oceano partendo da New York e arrivando a Parigi, al campo di atterraggio di Le Bourget, in 33 ore e 35 minuti. Nessuno aveva coperto quella distanza in solitaria e senza scalo.
Un’alba livida e si affacciava sul porto di New York, la pista era ingolfata di fango, gli amici chiesero a Lindberg di desistere. Ma la sfida era ormai lanciata e non poteva tirarsi indietro. Un sogno cullato fin da ragazzo quando nel Minnesota aveva scambiato la sua Harley Davidson per un vecchio aeroplano, prendendo poi il brevetto di ufficiale pilota in una delle scuole più dure d’America.
Charles aveva fatto tutti i mestieri pur di arrivare a quella meta, dal saltimbanco volante in un circo al guardiano di mulini nella catena del grano tra le nebbie del Minnesota e del Tenessee. Nessuno lo conosceva come Charles Lindemberg. tutti lo chiamavano “Slim”: lo svelto, il magro. I primi a credere alle sue capacità furono i funzionari della Banca Nazionale d’America della filiale di Saint Louis. Il suo sogno era costruire un aeroplano super leggero con motori supplementari che coprisse la distanza New York – Parigi senza scalo.
Si rivolse con i pochi soldi che aveva alla Columbus, la più grande fabbrica di aerei di New York. Fu accolto con tutti gli onori dai magnati, l’aeroplano ultraleggero interessava la multinazionale ma gli industriali dell’est vollero scegliere loro il pilota, il sogno si infrangeva sul denaro. Senza pensarci due volte ragazzone del Minnesota sbatté la porta e andò via.
Però i suoi finanziatori di Saint Louis non lo avevano abbandonato Quando scese dal treno dinoccolato e demoralizzato, gli dissero che avevano trovato un’altra fabbrica di aeroplani a San Diego, si chiamava Rayan. Senza nemmeno disfare la valigia, Charles partì per San Diego e quando si trovò di fronte alla Rayan si rese conto che si trattava a stento di un deposito di aeromobili. Ma in quella piccola fabbrica c’erano menti geniali che in meno di 90 giorni costruirono un bimotore degno di sfidare le correnti dell’Atlantico. Il direttore della filiale di Saint Louis della Bank of America battezzò il velivolo “Spirit Of Saint Louis”, lo spirito che animava Lindberg.
La notte prima del volo Slim non aveva dormito. Dopo tre tentativi lo Spirit of Saint Louis si alzò in volo lasciando dietro di sé la baia di New York.
Il primo nemico che affrontò fu lo stress e il sonno sui ghiacci dell’Atlantico appena sopra Terranova subito dopo il Canada, quando stava per avvistare la nuova Scozia la bussola si ruppe. Charles dovette affrontare il resto del viaggio orientandosi alla sola luce delle stelle con l’aiuto dell’orsa minore e dell’orsa polare.
Un altro nemico era in agguato, il freddo. Nelle vicinanze del circolo polare la carena e le ali dell’aereo furono interamente ricoperte di ghiaccio, in men che non si dica rischiarono di rompersi.
Lindberg era deciso a ripiegare. Le correnti dell’Atlantico così come l’avevano creata, sciolsero facilmente la coltre di ghiaccio e Slim riprese a volare. Non sapeva più dove si trovava, si era anche assopito in volo, gli strumenti che rispondevano a malapena,
la benzina rischiava di finire e di lasciarlo in panne.
Quando tutto sembrava perduto Lindberg avvistò un peschereccio e dei gabbiani che gli facevano ala. Poteva trattarsi solo dell’Irlanda dette voce ai pescatori ma quelli non lo capirono, poi guardò le colline verdi e i castelli e dall’Irlanda.
Aveva superato la Nuova Scozia ora c’era da affrontare solo la Manica sarebbe stato un gioco da ragazzi per lui ma la benzina non lo assisteva i serbatoi erano semivuoti inoltre era un sonnambulo in volo. Sembrò quasi accecato dalle luci che gli annebbiavano la vista.
Volava da 33 ore e non sapeva assolutamente nulla dove si trovasse.
Le luci lo accecarono ancora una volta, lesse parola, una città magica: Parigi!
Era arrivato, ma non sapeva dove si trovasse il campo di atterraggio di Le Bourget. Improvvisamente notò dei fuochi accesi e delle lampade, volò ancora più piano dando fondo a tutte le riserve di benzina, si rese conto che una folla lo osannava da terra.
In quella fredda sera del 21 maggio 1927, 200.000 persone si erano radunate sul campo di atterraggio per accoglierlo da trionfatore. Slim, il timido ragazzo del Minnesota, era entrato nella leggenda, era diventato Charles Lindberg: lo “Zingaro dell’aria”.
La gloria fu di breve durata morì in miseria dopo aver subito il trauma del rapimento e dell’assassinio del figlio. Non si riebbe mai più, però questa è un’altra storia.
Michele Pacciano
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