Pensieri sulla religione

Paolo De Benedetti, biblista, docente di Giudaismo, autore di La teologia degli animali
Con la sorella Maria ci eravamo sentiti una ventina di giorni orsono, mi aveva promesso che prima di Natale avrebbe provveduto ad inviarmi il pezzo scritto da Paolo. Le ho telefonato martedì e dal timbro della voce ho intuito che qualcosa non andava, ad un certo punto mi ha detto che Paolo non era più in mezzo a noi. Un brivido mi è corso sulla colonna. Avrebbe compiuto 89 anni il 23 dicembre.
Di Paolo De Benedetti mi avevano parlato amici langaroli, che era una persona di altissima cultura e che se avesse potuto avrebbe volentieri scritto qualche cartella per leMeridie.it mi diedero il numero e un pomeriggio di fine estate lo chiamai. Rispose Maria e me lo passò. Trascorremmo un quarto d’ora a chiacchierare e prima di attaccare mi promise che appena avesse avuto la possibilità avrebbe scritto.
Laureato in filosofia all’ateneo di Torino si era appassionato di Bibbia e Giudaismo, conosceva la lingua ebraica, l’aramaico, il siriaco, il babilonese. Ha insegnato Giudaismo all’università di Milano e Antico Testamento a Urbino e Trento. Da tutti era riconosciuto come esperto biblista. Per diversi anni è stato direttore responsabile della Bompiani ed aveva lavorato a lungo con Umberto Eco con il quale strinse un solido rapporto, uno dei personaggi de “Il pendolo di Foucault” richiamava la figura di Paolo. Anche con il card. Carlo Maria Martini ha avuto un’amicizia importante.
Il padre era ebreo ma ad 11 anni si battezzò e si cresimò nello stesso giorno, la madre religiosissima provvide ad impartirgli lezioni religiose.
Ha pubblicato diverse opere ma è uno dei pochissimi ad aver approfondito un concetto post mortem sugli animali. Insieme alla sorella Maria ha sempre nutrito massimo rispetto e amore nei confronti di qualsiasi genere di essere vivente ed ha pubblicato l’opera “La teologia degli animali” divenuta rapidamente molto celebre, ove pone sullo stesso piano l’uomo e l’animale rispetto alla possibilità di andare in paradiso. bg
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Il rapporto tra le varie religioni è il rapporto tra le diverse religioni e il divino (è lo stesso Dio quello che pregano? è soltanto diverso il loro modo di rapportarsi a Lui? Dio unico?).
Che cosa pensa Dio delle religioni? Che cosa ne pensiamo noi?
Il dire e il tacere di Dio hanno un significato profondo. Sono gli atti con cui Dio sceglie la divinità e, ugualmente, sceglie l’umanità. Questa scelta ci porta a trovare sempre, nel divino, l’umano e nell’umano, il divino.
Dio, per essere tale, ha bisogno dell’uomo e l’uomo se lo rappresenta a modo proprio. Nei secoli l’uomo si è costruito Dio per sapere come rispondere al suo richiamo. E se ci sono nelle sue teologie differenze che sembrano inconciliabili è perché Dio, facendo l’uomo, ha deciso per la diversità degli uomini e quindi la storia della loro fede e della loro religiosità è andata differenziandosi. È così che la religione è entrata in forza nei processi di identificazione di cui l’uomo ha bisogno per conquistare sia una appartenenza di comunità sia una identità personale. La religione ha offerto all’uomo, nei millenni, sia l’appartenere sia l’essere riconosciuti come persone irripetibili.
La religione, come categoria fondante dell’umano, incarnata nelle diverse religioni, ha così permeato e plasmato la vita umana, la società, la cultura, la visione di sé e del mondo: ma è diventata un ambito di dispute e contrapposizioni, giocate “in nome di Dio” (“il nostro Dio è più Dio del vostro”…).
Ancora oggi la società, come nei secoli che hanno segnato il bisogno umano di vincere in nome di Dio è ostaggio delle violenze del fondamentalismo e del fanatismo religioso.
E tuttavia oggi parliamo di secolarizzazione. Il peccato dell’uomo è stato profeticamente prefigurato nel mito del peccato originale: essere come Dio, cioè onnipotenti e autosufficienti. Oggi l’evoluzione scientifica e tecnologica sembra soddisfare questa aspirazione.
Solo la morte ci può richiamare al nostro limite.
“Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”.
Paolo De Benedetti
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