L’Ue prosegue nel dialogo sul Pnrr con l’Italia
Una prima apertura a modifiche non sostanziali del Pnrr, la sfida del fondo sovrano all’industria europea, la consapevolezza che, nonostante le divergenze, sul dossier migranti occorrono passi avanti.
L’incontro tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni ha arricchito in questi termini i tre grandi cantieri che domineranno, nelle prossime settimane almeno, il rapporto tra Roma e Bruxelles.
Ed è servito, innanzitutto, a chiarire un punto: entrambe le parti su questi tre aspetti è il dialogo che vogliono e non certo lo scontro.
La numero uno dell’esecutivo europeo si è presentata a Roma ben sapendo quale siano le priorità del governo: evitare ritardi e applicazioni a singhiozzo del Pnrr e accelerare, da qui al prossimo Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, sul dossier migranti.
Von der Leyen, tuttavia, ha posto sul tavolo una sua priorità: la risposta europea alla legge sull’inflazione dell’amministrazione Biden.
Legge che, stando così le cose, penalizza nettamente i prodotti dell’Unione.
È su questo asse che si e è sviluppato il dialogo tra presidente del Consiglio e l’ex ministra tedesca in un incontro che a Bruxelles viene definito “lungo, buono e calibrato” sui dossier di interesse italiano ed europeo.
Il messaggio portato da Von der Leyen a Meloni sul Pnrr si è sostanziato in un concetto chiave: l’implementazione del Piano deve essere “fluida”.
Per Bruxelles, insomma, è importante che il governo metta a punto i progetti e finalizzi le riforme e se ciò comporterà qualche cambio in corsa al piano l’Ue potrebbe accettarlo.
Non a caso, giovedì, è stata convocata a Palazzo Chigi una nuova cabina di regia focalizzata sugli obiettivi in scadenza, sulle criticità, sul decreto d’attuazione del Pnrr e sull’aggiornamento stesso dei target.
La sponda, in questo senso, potrebbe arrivare dall’inserimento di un capitolo ex novo legato al Repower Ue, per il quale Roma si attende fondi per almeno 9 miliardi.
A Bruxelles già da qualche settimana, è chiaro un punto: per risollevare l’industria europea il RePower non basterà.
Il ‘casus belli’ per una nuova svolta della politica economica Ue questa volta è l’Inflaction Reduction Act americano.
L’obiettivo è duplice: liberare più aiuti di Stato e arrivare, in sei mesi, ad un fondo di sovranità per l’industria.
“Sono al vaglio nuovi fondi comuni in risposta agli Usa”, ha confermato il commissario Ue all’Industria Thierry Breton.
Già, perché il solo allentamento del regime di aiuti di Stato andrebbe ad avvantaggiare chi ha maggiore spazio fiscale.
“Dobbiamo evitare che la nostra risposta all’Ira crei nuove divergenze tra i Ventisette”, ha avvertito il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni.
E il governo italiano è sulla stessa linea.
Il tema sarà sul tavolo del summit dei leader assieme a quello dei migranti.
Qui le divergenze tra i 27 sono ampie ma, per la Commissione, sul negoziato vanno fatti progressi. Guardando innanzitutto alle “soluzione pratiche”.
Il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto ne ha parlato a Stoccolma con la sua omologa, Jessika Roswall.
La presidenza svedese, ha assicurato la ministra, “lavorerà ad una risposta europea comune sulla migrazione”.
Il primo passo sarà quello della dimensione esterna. Ma sui ricollocamenti l’intesa non può che essere ancora lontana.
Salvarico Malleone
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