Gli immigrati si stanno impossessando della Svezia
In vista delle elezioni politiche del prossimo settembre i toni in Svezia si fanno accesi e il dibattito è incentrato soprattutto sull’immigrazione.
Già tempo fa il premier Magdalena Andersson, esponente del partito socialdemocratico, aveva dichiarato che l’incapacità della Svezia di integrare adeguatamente un gran numero di migranti è stata causa della creazione di società parallele e di disordini diffusi.
Secondo il primo ministro, l’approccio della Svezia all’estremismo islamico e l’impossibilità di garantire adeguato accoglimento ad un numero di migranti sempre crescente sono la causa principale delle rivolte.
Le sue parole arrivano all’indomani delle agitazioni a livello nazionale da parte dei migranti che hanno causato il ferimento di un centinaio di agenti di polizia.
Come riportato dai media locali la situazione nel Paese scandinavo è talmente fuori controllo che alcune profughe ucraine, molestate da immigrati africani e asiatici hanno chiesto di tornare nel loro Pese in guerra.
Una situazione che trovano preferibile alle bande di criminali che cercano di entrare nelle loro case.
La Svezia sino a qualche anno fa era uno dei Paesi più sicuri in Europa.
Poi con l’immigrazione di massa incontrollata, è ora il secondo luogo più pericoloso in termini di crimini armati dietro solo alla Croazia.
Descrivendo il triste fenomeno, il quotidiano tedesco Bild ha titolato: “La Svezia è il Paese più pericoloso d’Europa”.
I residenti svedesi nati in un altro Paese sono raddoppiati a 2 milioni negli ultimi due decenni e gli immigrati ora rappresentano un quinto di tutte le persone che vivono nel Paese scandinavo, un tasso molto più alto rispetto alle nazioni vicine come Finlandia, Norvegia e Danimarca, che hanno tutte preso una linea più dura contro l’immigrazione.
In campagna elettorale i socialdemocratici accusano la destra di aver favorito l’ingresso incontrollato per ottenere manodopera a basso costo.
Le parole dei ministri svedesi non si discostano molto da quelle pronunciate sovente dal premier ungherese Viktor Orbán e sono state ampiamente criticate dall’organizzazione per i diritti umani Amnesty International.
Naturalmente non creano alcun tipo di scandalo essendo state pronunciate da esponenti socialdemocratici.
Raimondo Adimaro
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