Draghi: serve agire alla svelta prima che sia troppo tardi
Il 2020 passerà alla storia come l’anno della pandemia, epidemia che si è diffusa rapidamente nei cinque continenti che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di malati.
Epidemia che ha colpito l’economia, l’industria e la produzione, che ha annientato settori riducendoli alla chiusura.
Il nostro Paese ne è stato coinvolto in pieno, governato da persone con scarsissima esperienza amministrativa pubblica e privata.
Conte ed i suoi ministri pare siano giunti al capolinea.
L’ultimo a lanciare il grido d’allarme è stato Mario Draghi.
Riconosciuto da più parti come l’uomo che ha salvato l’euro ha sostenuto esplicitamente che il rischio di precipitare in un burrone è reale.
Nel contempo ha offerto qualche suggerimento.
Primo, la solidità di lungo termine dell’impresa, la quale impone come ricetta un approccio che muti dal supporto su larga scala a quello targetizzato.
Secondo, un uso più produttivo delle risorse, inteso come l’affidarsi all’expertise del settore privato per valutare il grado di redditività delle aziende e garantire il raggiungimento di obiettivi sociali, come un approccio green dell’economia, svolta quest’ultima da ritenersi fondamentale per un’accelerazione della ripresa.
Terzo, prevenire danni collaterali attraverso un irrobustimento del sistema finanziario.
Sono scelte dure e difficili quelle raccomandate, tali da causare potenziali contraccolpi a livello politico. Insomma, il classico intervento impopolare ma necessario.
Un qualcosa che, traslando e incentrando la questione sul dibattito in atto in queste ore nel nostro Paese, ricorda i presupposti dello sbarco di Mario Monti a Palazzo Chigi, al fine di evitare la catastrofe imminente nell’autunno del 2011.
Fra i suoi suggerimenti vi è quello di abbandonare i programmi di aiuto a largo spettro e la limitazione del supporto governativo in aree dove il mercato sta fallendo.
Di fatto, un programma da lacrime e sangue.
All’interno del quale, infatti, trovano spazio idee già circolanti in ambiti accademici ma che finora non avevano ottenuto particolare attenzione, come ad esempio l’attivazione di percorsi di facilitazione legislativa e regolamentare alle iniezioni di equity nelle aziende o la riforma del diritto fallimentare, “al fine di salvare aziende che sono fondamentalmente sane ma che hanno bilanci malsani”.
Vi è la necessità urgente di agire prima che sia troppo tardi.
Offrire supporto al settore corporate nel modo più efficiente ed efficace possibile è essenziale per proteggere gli standard di vita del Paese e preparare il campo per una resilienza economica di lungo termine e una crescita sostenibile, una volta che i peggiori effetti della pandemia saranno stati eliminati.
Parole che, ad occhio e croce, troverebbero più di un entusiasta sostenitore nell’arco parlamentare italiano, oltre che in Confindustria.
Dichiarazioni che assumono i profili di un conto alla rovescia.
Guglielmo d’Agulto
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