Un milione di ex agricoltori prende 510 euro al mese
I soloni internazionali invece di bacchettare la classe politica dirigente del Paese che dopo appena una legislatura in Parlamento si garantiscono un assegno di 1.000-1.100 euro oppure i superburocrati dell’apparato statale che percepiscono pensioni da capogiro si scagliano contro chi intende modificare la legge Fornero.
Per quanti volessero ricordare Elsa Fornero è stata ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo Monti, uno dei più penalizzanti del dopoguerra per l’Italia.
Il Fondo Monetario Internazionale ha richiamato i nuovi eletti a non toccare la legge Fornero che per Matteo Salvini è stato uno dei cavalli di battaglia della recente campagna elettorale.
Alle bacchettate del Fmi si sono aggiunte quelle della Banca Centrale Europea per bocca del suo presidente Mario Draghi il quale ha dichiarato: “Molti paesi hanno già applicato delle riforme dei sistemi pensionistici dopo la caduta del debito sovrano, sebbene il passo delle riforme abbia fatto registrare un rallentamento di recente. Ulteriori riforme in questo settore sono essenziali e non devono essere ritardate, anche alla luce di considerazioni di politica economica”.
Tra i primi a contrastare le affermazioni dei superburocrati è stata la Cia-Agricoltori Italiani che, sulla base delle elaborazioni del proprio Patronato Inac supportato da analisi di studi indipendenti, ha spiegato: in Italia oggi oltre 2,2 milioni di anziani vivono con pensioni al di sotto di 510 euro e, di questi, circa un milione sono ex agricoltori.
Una situazione di vera emergenza sociale, che rischia di peggiorare nei prossimi anni.
Con la reintroduzione del sistema contributivo, i futuri pensionati agricoltori con contributi a partire dal 1996 non avranno nemmeno più l’integrazione al minimo, con pensioni anche di 276 euro al mese.
Nel bilancio previdenziale italiano ci sono le risorse per garantire una pensione base da aggiungere alla pensione contributiva.
Al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Centrale Europea sfugge un piccolo dettaglio: sono anni che ad ogni immigrato maggiorenne, sbarcato sulle nostre coste con cellulare ultima generazione, vengono elargite 35 euro al giorno, circa 1.050 al mese, e ai minorenni 45 euro, circa 1.350 al mese.
Su tale argomento Fmi e Bce fanno gli gnorri.
Tornando alla questione pensioni, ad avviso di Cia e Inac, il FMI sostiene queste tesi senza il supporto di dati reali sul bilancio previdenziale italiano.
Per effettuare considerazioni serie sul sistema pensionistico italiano bisognerebbe partire dal bilancio dell’Inps, il quale ci dice in modo incontrovertibile che la vera spesa previdenziale italiana è di 150,9 miliardi, al netto dell’assistenza e di 49 miliardi di Irpef pagata dai pensionati.
La spesa per pensioni in Italia, che incide per l’11% sul Pil, ben al di sotto della media europea, non solo è in perfetto equilibrio, ma grazie alle entrate contributive addirittura registra nel 2016 un attivo di 30,3 miliardi di euro, questa è una verità inconfutabile che per comodità il Fmi trascura.
Cia ed Inac, inoltre, fanno presente che sbaglia l’Istat quando, a differenza di quello che fanno la Germania e gli altri Paesi europei, considera la spesa per pensioni al lordo dell’assistenza e dell’Irpef e calcola un’incidenza assurda sul Pil del 17%, a cui fanno riferimento acriticamente o strumentalmente gli economisti più accaniti nell’affermare che la spesa previdenziale è fuori controllo.
Basterebbe leggere il glossario allegato alla statistica sulla spesa pensionistica per accorgersi di come l’Istat faccia di tutta l’erba un fascio.
Non solo l’Istat non sottrae la tassazione Irpef e non separa l’assistenza dalla previdenza, ma addirittura infarcisce la spesa pensionistica italiana anche con le rendite infortunistiche e le malattie professionali, per non parlare delle pensioni di guerra.
A questo punto sarebbe il caso di comprendere bene se si tratta di superficialità oppure sono errori studiati e realizzati per agitare le acque e offrire la possibilità ad una parte della classe politica di proseguire a penalizzare milioni di italiani per privilegiarne pochissimi.
Niccolò Rejetti
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