Dybala show Buffon in ferie Barca a picco
Juventus e Barcellona, due società incluse nell’elenco dell’élite calcistica mondiale. Le credenziali del Barca sono di quelle che fanno scattare in piedi sull’attenti e pronti ad inchinarsi sia come società che come individualità, calciatori che hanno scritto le prime pagine del calcio mondiale degli ultimi lustri.
Eppoi vi è quel sabato berlinese 6 giugno 2015 all’Olympiastadion le cui immagini sono ancora nitide nella mente e nella memoria degli juventini. Un 3-1 che ancora brucia e che resta in attesa di essere cancellato. Cinque i bianconeri reduci da quella serata in campo, Allegri, Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini mentre sulla panca vi sono Marchisio e Lichtsteiner. In campo europeo lo Juventus Stadium è inviolato dal 2013.
Assiepati sugli spalti 41.000 tifosi pronti a spremere le ugole sino al loro esaurimento, i cassieri se la godono ancora una volta per i 4 milioni di incasso. Se la gode anche Mediaset con il record stagionale di ascolti, poco più di 11 milioni di telespettatori con uno share del 40%.
Ancora prima che le due formazioni scendano sul prato verde da Dortmund arriva la notizia che il pullman del Borussia è stato vittima di un attentato terroristico per fortuna senza gravi conseguenze, il solo Bartra è colpito dai frammenti di vetro ad una mano.
La gara viene annullata e rimandata al giorno successivo. Il Monaco porta a casa il risultato con un incoraggiante 3-2 che consente ai monegaschi di disputare il ritorno senza l’assillo della vittoria.
L’altro Monaco, quello di Baviera e di Carletto Ancelotti, ospita i galattici del Real. Match che ha il valore di una finale ed è una disputa che sarà riportata sui libri pergamenati della storia del pallone europeo. In entrambe le formazioni ampia presenza di ex juventini, in campo e in panca, da una parte Zizou Zidane, Morata dall’altra Ancelotti e Vidal. Ed è proprio Arturo Vidal che illude e condanna i bavaresi. Al 25’ porta in vantaggio il Bayern con una zuccata e al 45’ spedisce alle stelle il dubbioso rigore concesso da Rocchi per un ipotetico fallo di mani di Carvajal. La prima parte si chiude 1-0 invece che sul 2-0 che avrebbe potuto significare risultato al sicuro.
Neppure il tempo di accomodarsi per bene sugli spalti ed al 47’ Cristiano Ronaldo sigla il pareggio e interrompe un digiuno durato ben 659’. E siccome è la serata di CR7, concede il bis al 77’ raggiungendo quota 100 gol in 143 partite Uefa.
Esulta Zidane e si ammutolisce Carletto che per passare il turno dovrà espugnare il Santiago Bernabeu, impresa sinora riuscita a pochissimi. Ovvio che entrambi i club posseggono individualità in grado di tirar fuori la bacchetta magica ed inventarsi la rasoiata vincente, ma, ripetiamo, recarsi a Madrid ed eliminare i blancos è arduo e spinoso.
Torniamo allo Stadium. Si fronteggiano due attacchi stellari, da una parte Messi, Neymar, e Suarez, tra i bianconeri Dybala, Mandzukic e Higuain. Il dislivello, probabilmente, è nel reparto arretrato. La difesa blaugrana aveva già emesso segnali di preoccupante cedimento contro i parigini del Psg perché prendere quattro sberle al Parco dei Principi significa andare in bambola e avere un pacchetto difensivo poco rassicurante, paragonarlo ad un colabrodo non pare offensivo.
Difatti dopo appena 7’ Paulo Exequiel Dybala, per gli ultras la Joya (il gioiello) o U picciriddu (il bambino), infligge la prima stoccata. Trascorre un quarto d’ora e al 22’ il fuoriclasse argentino punisce di nuovo Ter Stegen. Se dopo una ventina di minuti sei sotto di due gol per rimontare serve lucidità e doppio impegno, doti che nella serata dello Stadium difettavano ai ragazzi di Luis Enrique.
Troppa la differenza tra i piemontesi e i catalani, quella blaugrana una sbiadita fotocopia che ha pochissimo in comune con l’ammirevole formazione del recente passato. I vari Mascherano, Iniesta, Piqué, Suarez, Neymar assenti e disinteressati, quasi stessero disputando un amichevole di precampionato. Lo stesso Lionel Messi, a parte un paio di gradevoli invenzioni del suo repertorio, lo si è visto di rado e di profilo, troppo poco per un campione del suo calibro e per una serata da quarti di finale Champions.
Due righe le stramerita il Max Allegri da Livorno. Accantonata la tattica sparagnina e timorosa ha compreso che devono essere gli altri a preoccuparsi di scendere in campo, i conticini della massaia è giusto che li facciano gli avversari. Con un potenziale elevato in qualità e quantità diventa quasi obbligatorio attaccare e schiacciare l’11 opposto, esattamente come è avvenuto contro il Barca e come è accaduto da qualche mese in qua in Campionato.
D’altronde se in Corso Galileo Ferraris hanno investito ingenti capitali non è di certo per vincere solo il tricolore, che è divenuta un’abitudine, l’obiettivo del trio Agnelli-Marotta-Paratici è quella coppa che manca dal 23 maggio 1996. Max, sta dando prova di maturità internazionale e di sintonia, segnale che è stato recepito da tifosi e simpatizzanti e da quanti lo applaudivano timidamente e con scarsa convinzione.
La riprova tra una settimana, mercoledì 19 al Camp Nou.
Rimane Atletico-Leicester. Son tornate le orde barbariche hooligans che hanno invaso e seminato panico nel centro di Madrid. La striminzita vittoria per 1-0 rende relativamente tranquillo Diego Simeone, seppure su un discutibile ed ombroso rigore, ma il Leicester sa che tutto è possibile non essendo ancora spento l’eco dell’eliminazione del Sevilla. Al King Power Stadium in molti hanno pagato il dazio.
la Redazione bg
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