Colpo d’ala del Milan e fuochi d’artificio a Cagliari e Palermo
Per sua fortuna (salvo incroci di Coppa Italia o altro), la Juventus quest’anno a San Siro non si dovrà più presentare. Dopo aver clamorosamente perso con un’Inter che più squassata di così si muore, fa il bis con il Milan. Due tonfi che hanno dell’inedito, dal momento che nelle ultime stagioni il terreno milanese era sempre stato terra per prelibati bottini di gol e di punti.
Se è vero che la pimpante e giovane squadra di Montella ha giocato su ottimi livelli, è altrettanto evidente sottolineare come quella di Allegri lo abbia fatto sotto tomo, almeno per le attese che tutti volgono a questo loro campionato.
Detto che uscire sconfitti ma a testa alta da San Siro ci sta tutta, va notato come proprio in questa stagione suoni però un poco stonato, viste le carte piazzate sul tavolo dai contendenti a partenza di torneo. Dalla Juventus ci si aspettava un calcio non solo cinico e spietato, ma fatto di bollicine, di grandi giocate e imprese; ci si aspettava una quadratura di
squadra su livelli molto alti, in grado di tenere ben testa agli impegni europei e sbaragliare il campo sul fronte interno.
Fino ad ora questo è accaduto solo parzialmente, come a strappi. Una campagna acquisti a dir poco roboante ha portato in casa Juve fior di campioni epperò sono proprio questi, al momento, a latitare un poco. Fatto salvo Higuain, che i suoi gol già li a messi a segno, gli altri, da Dani Alves a Pjanic per arrivare a Benatia sono al di sotto delle attese. Che sia proprio e soltanto demerito loro è da verificare, perché certe situazioni tattiche, certi schieramenti messi in campo da Allegri non sono sempre sembrati azzeccati (su tutti l’ibrida posizione fatta assumere a Pjanic).
Il gol di Locatelli (detto fra noi, ottenuto con un tiro straordinario, che parrebbe proprio della domenica, ossia azzeccabile una volta su cento) ha riportato un sorriso largo e schietto in casa Milan, prima di tutti sul volto di un Montella che quasi non credeva ai propri occhi.
Partita claudicante, la squadra rossonera sta mettendo a punto schemi e condizione, pronta a rimescolare – meno male – le carte del Campionato in merito a chi quest’anno possa fregiarsi del titolo.
Non certo l’Inter che ogni domenica sa offrire uno spettacolo nuovo e sempre in negativo, in peggio. Frastornato nelle interviste come, evidentemente, anche nella conduzione della squadra, il tecnico olandese De Boer sembra disceso da un altro pianeta. Il pessimo approccio con la lingua di certo non l’aiuta, tuttavia quando lo si vede nelle interviste sembra un marziano: come se quello che sta capitando ai neroazzurri non lo riguardi o sia problema di altri. Forse la scelta non è stata ponderata, se, tra l’altro, si considera quanti bravi allenatori italiani sono in attesa di chiamate o hanno lasciato il paese.
Mentre a Bergamo si consumava l’ennesima asfaltata della Beneamata neroazzura, a Cagliari sembrava fosse arrivata la fine dell’anno con un paio di mesi d’anticipo. Fuochi d’artificio per un risultato d’altri tempi: 3-5 per una Fiorentina che si è ripresa due dei suoi bomber in grande stile.
Bernardeschi e Kalinic. Ma è bello fermarci per un attimo sul primo, giocatore di classe pura, di estro e genialità che deve trovare a forza un posto da titolare. Sa fare cose difficili con grazia e gioia, dialoga con la palla con maestria e, a tratti, sembra illuminato dalla genialità del fuoriclasse. Se coccolato come si deve e assestato nel ruolo che meglio sa interpretare in campo, immaginare un futuro di maturità più che radioso è assai facile.
Una beata gioventù che ha palpitato in modo intenso ieri nella battaglia fra Torino e Lazio, partita bella e intensa, fra due squadre che, reggendo il ritmo per l’intero percorso, hanno cose belle e importanti da dire. Entusiasmante, oltre al match, anche la sfida fra i due allenatori, così spavaldi e coraggiosi da fare a gara a chi, sul finire, toglieva dal campo più difensori per metterci delle punte!
Gioco frizzante un tempo per parte: il primo granata, il secondo laziale, con un Ciro Immobile autore di un eurogol da urlo (anche se a urlare di gioia sono stati soltanto i tifosi ospiti). Una prodezza delle sue, in perfetta semirovesciata, con l’intelligente comportamento di non esultare, anche se i tanti fischi ricevuti dalla sua ex tifoseria avrebbero anche potuto suggerire di farlo, così tanto per farvi vedere chi sono.
Se Roma e Napoli hanno svolto in modo più o meno diligente il compitino che la domenica ha loro proposto, chi è andata oltre le attese è statala Sampdoria che ha fatto suo il derby ligure con piglio e autorità. Vincere la stracittadina è impresa che riempie il cuore di soddisfazione e i muscoli di benzina, fa crescere l’autostima e ti fa guardare avanti con soddisfazione e rinnovata fiducia.
Tanto che, a fine gara, non pochi giocatori doriani, euforici, già proiettati al prossimo impegno, parlavano di possibile sgambetto alla Juventus nella sfida infrasettimanale. Staremo a vedere.
Sassuolo in sordina per un pari rimediato a Bologna e Crotone sempre più solitario in coda. Anche il ritorno allo Scida, lo stadio cittadino, non ha giovato a una squadra che non può vincere soltanto col cuore: occorrono tassi tecnici distribuiti con maggiore generosità nella rosa messa a disposizione del trainer Nicola.
Franco Ossola
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