Così è (se vi pare)
Non oso pensare a come devono essersi sentiti i giocatori dell’Empoli nei pochi minuti a inizio ripresa in cui la Juventus li ha asfaltati, realizzando i tre gol della vittoria con una sequenza da film horror. Come se fosse passato loro addosso un tir, potente e inarrestabile, brutale e violento, sotto la forma delle tre micidiali bordate dei due argentini bianconeri. Un tandem delle meraviglie che ha un contorno di altri campioni che non ha pari nel nostro calcio.
Sì, la Juve potrà anche perdere, ora qui ora là, una gara, ma con il parco giocatori che si ritrova e con la grinta inattaccabile che la sostiene è poco credibile possa andare incontro al mancato successo, ben intesi, in campionato.
In questo è e sarà certamente aiutata non solo dalla buona sorte (vedi Palermo) ma anche dalle incertezze delle concorrenti.
La prova di forza palesata al Castellani è stata impressionante, per come si è manifestata. Del tipo: ok, ora si incomincia a giocare e facciamo sul serio: uno, due, tre. Dieci minuti e il conto si è chiuso.
Non credo di dire bizzarrie se alla mente viene il quarto d’ora che rese celebre il Grande Torino. La partita si vinceva quando si decideva di vincerla e allora la sarabanda portava a vittorie simili a quella di Empoli, racchiuse in una manciata di minuti: esaltanti per chi godeva da fuori dello spettacolo, brutali per chi era costretto a subire.
Accostamento che non mi pare neppure irriverente se, oltre tutto, si rammenta che nel caso la Juve vincesse anche quest’anno spazzerebbe via il record di cinque titoli consecutivi da lei stessa detenuta in comproprietà proprio con i granata di capitan Valentino.
Dell’incertezza altrui si è detto.
In prima battuta di quelle squadre che al nastro di partenza sono state definite e loro stesse si sono presentate come le possibili più agguerrite antagoniste dei bianconeri.
Ciascuna di esse, almeno in questo primo scorcio di torneo, palesa però pecche più o meno gravi, situazioni societarie e di gioco che le rendono non uno ma almeno due gradini sotto la corrazzata juventina.
Il Napoli non smette di stupire, nel bene come nel male. Pensa bene di andare a smarrirsi in quel di Bergamo che, con tutto il rispetto per la gloriosa Atalanta, sarà pure un campo ostico, ma non dovrebbe esserlo per chi mira al vertice assoluto. Con tutta la partita a disposizione, avendo i padroni di casa segnato subito, gli uomini di Maurizio Sarri non sono riusciti nemmeno a cogliere il pari. Una gara anonima, nella quale alcune delle seconde file schierate in campo non hanno reso come immaginato. Cosa che non accade – e ci risiamo – alla Juventus: anche quando Allegri fa rifiatare chi scende in campo va alla grande. Ora il Napoli è staccato di quattro lunghezze e si sta avvicinando la sfida di sabato, per quanto in casa, contro la Roma.
Proprio i capitolini, ieri, hanno schiaffeggiato un’Inter alla quale chiedere continuità pare essere troppo. Intensa e palpitante la partita dell’Olimpico, ricca di colpi di scena e di momenti di buon gioco. La squadra di mastro Spalletti (che, detto fra noi, sembra sempre più vestire i panni di uno psico-filosofo che di un allenatore) ha riscattato in pieno la severa batosta subita contro il Torino, ridando fiato alle trombe che la vogliono, ancor più del Napoli in questo momento, la più tosta rivale della Allegri band. Il rinato Dzeko promette scintille anche a Napoli non solo per la propria soddisfazione, ma per zittire i malumori suscitati da qualche commento ingeneroso nei suoi confronti.
Gode Roma calcistica, perché anche la Lazio ha raccolto una vittoria brillante a Udine. I tre gol che gli azzurri hanno imperiosamente rifilato ai padroni di casa costano la panchina a Iachini, l’uomo dal berretto (chissà se se lo tiene anche a dormire …), prima vittima della stagione.
Simone Inzaghi, nel frattempo si gode questo bel momento laziale e sogna già il sorpasso ai giallorossi: se la Roma non vince a Napoli e la sua Lazio sbaraglia il Bologna che riceverà domenica all’Olimpico il gioco è fatto.
Chi sembra non scherzare affatto sono Chievo e Torino. I veneti passano di slancio anche a Pescara e mettono insieme un bottino di punti (13) in assoluto mai raggiunto dalla squadra a questo punto del campionato. Maran, in silenzio e con tanto impegno, ha plasmato una compagine compatta e affiatata che mostra e dimostra un bel calcio e l’assunto che anche uomini di media caratura possono fare una bella squadra. Come è il caso del Torino. Il neo allenatore Mihajlovic ha impresso a fuoco il suo credo sulla squadra: niente timori, niente titubanze: si gioca per vincere, sempre.
Si gioca in proiezione d’attacco e se si perde va bene lo stesso a patto che i dettami di partenza non siano stati traditi. Anche ieri contro la Fiorentina, lo slancio dei granata ha suscitato ammirazione. Il Toro pensa all’Europa, vedremo.
Il Sassuolo perde a San Siro con un Milan fresco e pimpante, seppure non ancora in registro. Montella sorride, Di Francesco un po’ meno e medita riscosse.
Sul fondo Empoli e Crotone boccheggiano. Se la prima è ancora un po’ agganciata a chi sta sopra, la seconda sembra già in fase di distacco crudo, difficile da rattoppare con un morale che si presume non certo alle stelle.
Franco Ossola
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