Non si trovano risorse per i kit di medici e infermieri
Alcuni ospedali consegnano quotidianamente un solo kit di protezione per ogni operatore, questi è costretto a fare una scelta: o la indossa tutto il giorno ed evita di andare al bagno, di bere, mangiare e tutto il resto oppure deve inventarsi qualcosa per riutilizzarlo rischiando di auto-infettarsi.
Le aziende sanitarie e la Protezione Civile hanno prosciugato le casse e devono centellinare gli acquisti.
Ministero della Salute e ministero dell’Interno sostengono di non poter assolvere ai compiti più elementari in un momento tragico come l’attuale quando il personale che opera in prima linea deve essere tutelato al massimo.
In compenso il ministero degli Esteri concede a larghe mani finanziamenti alla Tunisia ben sapendo che decine di migliaia di attività commerciali, artigianali ed industriali sono ad altissimo rischio di chiusura.
È notizia di queste ore, riportate da quotidiani nazionali, il finanziamento, tramite la Cassa Depositi e Prestiti di 50 milioni di euro (circa 157 milioni di dinari tunisini) al governo tunisino per far fronte alla crisi procurata dal Covis-19.
La Farnesina si è affrettata a smentire con un comunicato del 27 marzo sostenendo che “non è un dono, né un regalo, bensì un credito di 50 milioni, che rientra nel quadro del più ampio Memorandum of Understanding Italia-Tunisia siglato nel 2017”.
Accettando un attimo per buona la motivazione del ministero ma i signori degli Esteri per qualche secondo hanno pensato alle centinaia di migliaia di imprese italiane che sono ferme da oltre due settimane e nessuno sa quando riapriranno?
E come mai l’Ambasciata italiana a Tunisi in un primo momento pubblica su facebook la notizia e appena si rende contro della frittata la elimina?
Come spesso accade in taluni frangenti sono i media che interpretano male. Allora bisognerebbe leggere ciò che hanno riportato i giornali tunisini. Ecco ciò che scrive il 25 marzo Kapitalis, autorevole quotidiano di Tunisi: “… Questo importo è destinato a sostenere le aziende tunisine che affrontano difficoltà economiche a causa della chiusura di numerosi esercizi e attività professionali, in conformità con le misure generali messe in atto dal Governo”.
La stessa notizia su facebook è riportata nella pagina ufficiale Il Corriere di Tunisi, post pubblicato il 25 marzo 2020 alle 14,26.
Sempre su facebook l’Ambasciata d’Italia in Tunisia pubblica un post il 14 febbraio “Il Parlamento tunisino ha approvato la Convenzione firmata tra Italia e #Tunisia, relativa a un programma di cooperazione dedicato all’istruzione. Un prestito di aiuto di 25 milioni di euro che ha l’obiettivo di migliorare le infrastrutture di base e i servizi educativi in 264 scuole per 66.000 alunni tunisini”.
Il 14 febbraio il Covid-19 era già attecchito.
Dei 2.750 extracomunitari sbarcati sulle nostre coste dal 1° gennaio 2020 bel 611, ossia il 22%, provengono dal Magreb e di questi 154 sono tunisini.
Non finisce qui.
Il 15 marzo El Mundo, quotidiano boliviano di Santa Cruz de la Sierra, pubblica un articolo titolato “Italia apoyarà a Bolivia con 21 miliones de euros (L’Italia sosterrà la Bolivia con 21 milioni di euro).
Riporta El Mundo: “Il capo della cooperazione italiana in Bolivia, Angelo Benincasa, ha riferito che il suo Paese sosterrà il Governo boliviano con 21,5 milioni di euro per combattere il coronavirus”.
La dichiarazione Benincasa l’ha rilasciata dopo l’incontro avvenuto tra la presidente della Bolivia, Jeanine Anez, ed un gruppo di ambasciatori per discutere delle misure di sicurezza da adottare contro il coronavirus per prevenirne la diffusione.
Ci ha tenuto a precisare che la cooperazione è stata gestita dai ministeri della Pianificazione; dell’Economia; e della Salute, e si prevede che la settimana successiva il protocollo dell’accordo sarà completato per disporre delle risorse fino alla fine di aprile.
Naturalmente se in pochi giorni all’Algeria si prestano 75 milioni di euro, alla Bolivia 21 milioni (e sono già 96 milioni di euro) a qualche altro Paese qualche altra decina di milioni di euro, diventa difficile reperire qualche migliaia di euro per l’acquisto di mascherine e quant’altro indispensabile per i nostri medici, i nostri infermieri, i nostri volontari e quanti sono in prima linea a combattere un nemico che alla prima distrazione ti colpisce, a volte mortalmente.
Piero Vernigo
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