Le Colline del Prosecco inserite nel Patrimonio dell’Unesco
Il World Heritage Committee dell’UNESCO, riunito a Baku, in Azerbaijan, dal 30 giugno al 10 luglio 2019 per la sua 43esima sessione, ha inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO le “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.
Il sito si trova nel nord-est dell’Italia e include parte del paesaggio viticolo di produzione del Prosecco.
La zona è caratterizzata da dorsali collinari, ciglioni (piccoli vigneti in terrazzamenti), foreste, villaggi e coltivazioni.
Per secoli questi terreni aspri sono stati plasmati e adattati dall’uomo e dal Seicento l’uso dei ciglioni ha creato un paesaggio a scacchiera fatto di filari di viti paralleli e verticali alle pendenze.
Nell’Ottocento la tecnica della “bellussera” (un sistema di coltivazione delle viti disposte a raggiera grazie al sostegno di pali in legno collegati fra loro) ha contribuito alle caratteristiche estetiche del paesaggio.
Il Comitato ha riconosciuto lo straordinario valore universale delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” ed ha evidenziato come la protezione del paesaggio rurale sia garantita in particolare dalle regole di produzione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, che promuove il mantenimento dei vigneti, dei ciglioni e delle altre caratteristiche fondamentali per la conservazione delle tradizioni locali e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi associati.
Con l’iscrizione delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” il numero dei siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO sale a 55.
“L’iscrizione delle Colline del Prosecco alla World Heritage List
dell’Unesco è il meritato riconoscimento per un territorio unico che da sempre sa coniugare bellezza paesaggistica e capacità produttiva, talento umano e vocazione naturale, storia e ingegno. L’Italia, grazie alle risorse infinite della gente veneta e al lavoro di squadra fatto dai promotori, oggi può appuntare sul petto un’altra straordinaria medaglia che va a consolidare la nostra leadership culturale nel mondo”.
Lo ha detto il Presidente del Senato commentando l’elezione delle colline di Conegliano e Valdobbiadene a Patrimonio dell’Umanità.
“La cultura è il “petrolio” dell’Italia, la peculiarità che fa del nostro un Paese unico al mondo. Investire su di essa come leva per incrementare il turismo e l’economia è anche la strada migliore per preservare i territori e garantire agli italiani di domani un futuro sostenibile” ha concluso il Presidente Casellati.
Il successo della candidatura – avviata nel 2009 dall’Associazione temporanea di scopo costituita dal Consorzio di tutela del Prosecco di Valdobbiadene Conegliano, dalla Provincia e dalla Camera di commercio della Marca, nonché dall’Ipa – va individuato in un insieme di fattori.
Il dossier presentato a Baku si è incentrato sulla qualità del paesaggio, traendo spunto dall’iscrizione dell’area nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali storici del Ministero dell’Agricoltura e tenendo conto dei suggerimenti di Icomos.
I consulenti scientifici del dossier della candidatura hanno messo in evidenza come i prodotti tipici abbiano una qualità non solo legata ai processi produttivi, ma trovano un valore aggiunto non riproducibile nel paesaggio.
Nel caso del Prosecco, già dal Medioevo la struttura mezzadrile ha creato appezzamenti di piccole dimensioni che si sono mantenuti fino ai nostri giorni, creando un mosaico di piccole vigne che si inframezzano al bosco.
Questa struttura, in abbinamento alle sistemazioni del terreno, in particolare ai ciglioni erbosi che si arrampicano sulle ripidissime pendici collinari, documentati almeno dal 1600, contribuisce all’unicità dell’area e alla bellezza dei luoghi.
Alle forme del paesaggio si associano poi le architetture degli impianti viticoli e le tecniche di allevamento, le quali, come nel caso della Bellussera, inventata a Tezze di Piave a fine Ottocento, conferiscono ulteriori elementi di diversificazione ed unicità rispetto ai paesaggi viticoli già candidati nella World Heritage List.
Altro elemento fondamentale per il successo della candidatura è stata la capacità della Regione Veneto di mettere in piedi una struttura organizzativa ed un gruppo di lavoro molto efficienti, che in un tempo limitatissimo hanno realizzato un dossier più che convincente.
Valorizzare l’iscrizione, assicurando la conservazione dei valori del sito e promuovendo un turismo di qualità che faccia conoscere il paesaggio al grande pubblico è solo il primo passo.
Il paesaggio rurale è un elemento fondamentale del nostro patrimonio culturale e della competitività di tutto il nostro sistema agricolo, che trova nel turismo un naturale complemento per lo sviluppo del territorio rurale.
È però necessario che il successo ottenuto porti ad una crescita della consapevolezza riguardo al potenziale che il paesaggio rappresenta per tutto il paese. Valorizzare il registro nazionale dei paesaggi storici, trampolino di lancio per l’iscrizione nei programmi Unesco e Fao, proteggere il territorio rurale dall’abbandono, adeguando anche gli strumenti di tutela e promuovere le unicità dell’Italia nella prossima politica agricola comunitaria 2020-27, sono gli obiettivi più ambiziosi.
“A dieci anni dell’inserimento nella lista delle DOCG italiane del Prosecco Conegliano Valdobbiadene (era l’agosto del 2009), oggi quelle colline diventano patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Per Cia-Agricoltori Italiani è motivo di orgoglio e soddisfazione, il prosecco rappresenta certamente un fiore all’occhiello della nostra produzione”.
Gianmichele Passarini, presidente regionale di Cia, accoglie così la decisione presa a Baku.
“La produzione non riguarda solo Conegliano e Valdobbiadene. L’intera area delle colline comprende 15 comuni per un totale di 20.000 ettari vitati. Ma il prosecco viene anche prodotto in un territorio che comprende cinque provincie del Veneto quali Treviso, Venezia, Vicenza, Padova e Belluno, oltre a quattro del Friuli Venezia Giulia: Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine. In queste zone sono coltivati i vitigni da cui si ricavano uve Glera, destinate alla produzione del Prosecco DOC. Quello che mi preme oggi sottolineare è l’impegno degli agricoltori nel promuovere una produzione sempre più sostenibile: ogni agrosistema si sovrappone ad un ecosistema naturale, un certo impatto ambientale è in assoluto inevitabile. Il Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata Prosecco rispetta da anni un disciplinare teso a ridurre il più possibile l’impatto del sistema agricolo e che vieta l’utilizzo di principi attivi come il glisofate. Crediamo che anche questa attenzione all’ambiente abbia contribuito al riconoscimento dell’Unesco”.
Piero Vernigo
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