L’Italia cresce se esce dall’Eu, parola del Nobel Stiglitz
Secondo i tecnici nazionali ed esteri, la previsione economica dell’Italia nel 2019 sarà tutt’altro che positiva. Infatti, sempre i tecnici europei, l’economia italiana subirà una brusca frenata.
Se l’Italia non fosse nell’euro “potrebbe implementare politiche per la crescita del Paese”. A dirlo è il Premio Nobel per l’economia, Joseph Stiglitz, non il solito euroscettico nazionalista, a margine della lectio magistralis per il conferimento di un dottorato dal Sant’Anna di Pisa.
“Un grosso problema dell’Italia – prosegue Stiglitz – è un sotto investimento nell’istruzione in particolare nel sistema di istruzione di livello universitario”.

Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Ecojnomia nel 2001 e docente alla Columbia University
Ad avviso del Nobel statunitense si crea cosi’ “una situazione nella quale i ricercatori vanno all’estero e negli Stati Uniti e non tornano, ma il costo dell’istruzione è stato pagato dall’Italia”.
L’eminente economista americano mette nel mirino anche gli anni di governo della coalizione guidata da Berlusconi: “Il Paese ha perso molti anni sotto il governo Berlusconi”.
A chi gli chiede, invece, un giudizio sulle politiche economiche del governo Renzi, schiva: “Non conosco ogni dettaglio per intervenire nella discussione politica”.
Il valente economista attacca anche Mps:

La sede della Bce
“Quando siamo in una situazione di crisi, come con Mps o come negli Usa nel 2008, penso che banche e depositi debbano essere salvati, ma anche che debba valere un principio di ‘accountability’, che implica che manager e banchieri siano responsabili dei disastri che hanno fatto. Nel caso di Mps questo vale pure per i politici”.
Tradotto in parole povere, dovrebbero essere processati anche i capi a vari livelli del Pd, partito che da sempre è il dominus di Mps, da oltre40 anni è stata la cassa continua del pci, ds e pd.
L’allievo di Franco Modigliani prosegue: “Nel caso degli azionisti e degli obbligazionisti è naturale che soffrano una perdita anche se siamo consapevoli che in Italia c’è stato un problema specifico, ovvero gli istituti di credito hanno fatto sottoscrivere obbligazioni senza informare di cosa si trattava”.

Il Parlamento europeo
Pertanto, precisa il Premio Nobel “sono favorevole a salvare il sistema finanziario italiano, ma deve valere l’accountability per manager e azionisti”.
Stiglitz attacca anche il ministro delle Finanze della Germania,Wolfang Schauble: “L’Unione monetaria, come ogni unione o accordo monetario può finire, niente è per sempre. Fa parte del lavoro dei ministri delle Finanze e dei politici dire che l’euro non finirà mai, perché potrebbero creare delle situazioni di panico e questo potrebbe portare a dei processi irreversibili”.
Per il docente della Columbia University, quindi, i politici lo sanno,

La cara Mille Lire
ma tacciono e dicono piuttosto il contrario, per la paura che la valanga travolga non solo l’euro, ma anche le élite a cui appartengono e che l’euro hanno imposto alle nazioni dell’eurozona.
“Lo stesso Schauble dichiarò che la Grecia avrebbe potuto lasciare l’euro – ha aggiunto Stiglitz -. Può succedere che qualcuno lasci l’euro e, se questo avverrà, ci sarà un’area con un Paese in meno”. Il premio Nobel lancia un monito al ministro delle Finanze tedesco: “La persona più importante perché l’euro possa sopravvivere è lui: dovrebbe accettare di cambiare le regole per riportare la prosperità in Europa”.
A domanda diretta sull’opportunità che sia proprio l’Italia ad abbandonare la moneta unica, l’economista americano rileva: “Spero che questo sia un buon momento con Macron in Francia, e auspico che, con l’attuale governo in Italia, convinca la Germania e altri Paesi del Nord Europa a riformare le regole europee. Penso che con delle regole giuste l’euro possa funzionare, perché non c’è un problema economico, ma politico, relativamente alla volontà della Germania e degli altri Paesi nordici di riformare o meno le regole”.
Per regole, Stiglitz intende la creazione degli eurobond, quindi la condivisione del debito tra tutti gli stati dell’eurozona, e la cancellazione del fiscal compact che produce unicamente crisi economica, e quindi una vasta politica di investimenti pubblici in modo da creare lavoro, dato che la piaga più grave causata dall’euro è la disoccupazione di massa che, secondo i dati divulgati dalla stessa Bce, nell’eurozona è arrivata al 18,5%. Ma queste nuove regole che il Nobel per l’Economia vorrebbe per l’Ue sono quanto di peggio potrebbe accadere, a parere dei tedeschi.
Piero Vernigo
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