In Tunisia si cerca la pari eredità tra uomini e donne
Riporta il Corano, 4-11: “Ecco ciò che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine”.
Tradizione e legge che ha resistito per secoli ma che comincia a vacillare con la globalizzazione, le donne musulmane cominciano a comprendere che queste disparità appartengono al medioevo, che la religione è un qualcosa di privato e di interiore, che le leggi di uno stato, di una nazione democratica, devono seguire la volontà del popolo.
Per secoli ha fatto comodo ai maschi musulmani gestire le idee e la volontà della donna, considerarla due gradini sotto, impedirle di agire ed esprimersi liberamente.
Con i vari copricapo le hanno consentito solamente di vedere ciò che le accadeva intorno ma non di parlare e di udire, sino a quando vivevano in villaggi sperduti e all’oscuro di quanto accadeva sul pianeta, i maschi hanno guidato la barca ed imposto il tracciato.
Internet ed un maggiore benessere diffuso ha fatto rizzare le antenne alle prime donne islamiche che cominciano ad avanzare richieste e proposte.
Per la prima volta nel mondo musulmano una donna è stata eletta sindaco in una città importante.
La farmacista 53enne Soud Abderrahim da maggio scorso occupa la poltrona di primo cittadino di Tunisi.
Alle consultazioni politiche del 26 ottobre 2014 il partito di matrice laica Nidaa Tunus ha superato Ennahda, movimento di ispirazione musulmana moderato, ed il suo fondatore, Beji Caid Essebsi, è stato eletto Presidente della Tunisia.
Il suo mandato scade ad ottobre 2019 e la campagna elettorale è già iniziata.
La Festa della Donna tunisina di lunedì 13 agosto è stata preceduta da manifestazioni e aspre polemiche per l’avallo da parte del Presidente della Repubblica alla proposta di equiparare la posizione della donna a quella dell’uomo per che quel concerne i diritti di eredità.
La proposta è stata avanzata dalla Commissione Colibe, incaricata da Essebsi di studiare riforme che adeguassero le leggi al principio di uguaglianza stabilito dalla costituzione del 2014.
Il Presidente ha auspicato che l’equiparazione possa diventare legge in breve tempo, anche se non è ancora stata fissata una data per l’inizio della discussione in Parlamento.
Il grande ostacolo all’entrata in vigore di quella che sarebbe davvero una “legge di civiltà” è la ferma opposizione della componente ultraconservatrice islamica.
La massiccia presenza femminile tra coloro che sono scesi in piazza in difesa delle prescrizioni tradizionali dell’islam in materia di diritto ereditario, secondo cui alla donna spetta la metà di quanto può ricevere un uomo, è segno di come la presa del fondamentalismo anche sulla coscienza e sulla psiche delle donne tunisine resti molto forte, sebbene Essebsi abbia garantito la libertà di scegliere se continuare a fare riferimento alle leggi islamiche.
Allo stesso tempo, il supporto del Presidente al responso della Commissione Colibe potrebbe riuscire nell’intento di destabilizzare proprio il campo fondamentalista, guidato dal partito dei Fratelli Musulmani tunisini, Ennahda.
Il fragile patto di non-belligeranza su cui continua a essere basata la convivenza forzata al governo tra gli islamisti guidati da Rached Ghannouchi e Nidaa Tunus non si applica in sede di competizione politica.
La campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari del 2019 è già iniziata ed Essebsi sembra voler spingere Ghannouchi, suo probabile avversario, a gettare la maschera su un argomento dirimente per la Fratellanza Musulmana: i diritti delle donne.
La necessità di mostrare un volto moderno e progressista, soprattutto di fronte all’Europa, ha costretto Ennahda ad accettare l’introduzione di provvedimenti gender-friendly contrari all’ideologia fondamentalista degli Ikhwan, che nel corso della storia è stata fonte d’ispirazione per gruppi jihadisti e terroristi quali Al Qaeda e ISIS.
I diritti delle donne sono in marcia, in Tunisia come in Marocco, Arabia Saudita e nel resto del mondo arabo, e per tenerne il passo Ghannouchi non ha potuto opporsi all’abolizione della legge che fino al settembre 2017 ha impedito alle donne tunisine di sposare uomini non musulmani se non convertiti.
La vittoria di Soud Abderrahim a sindaco di Tunisi non deve ingannare sulla natura di Ennahda. La macchina politica ed elettorale dei Fratelli Musulmani è ben oliata.
Tuttavia, la strada verso il potere passa anche per la taqiyya, la dissimulazione tipica delle strategie di conquista della Fratellanza tanto in Medio Oriente quanto in Occidente.
Pertanto, Ennahda abbraccia il cambiamento solo per opportunismo e affinché nulla cambi, restando coerente alle origini e alla quintessenza islamista del partito.
Ciò, d’altro canto, non è privo di rischi. La ricerca del voto laico e secolare a danno di Nidaa Tunus, offre sempre più il fianco alle critiche della componente fondamentalista, il principale bacino di consenso dei Fratelli Musulmani.
Le accuse di uno snaturamento di Ennahda si stanno traducendo nel rafforzamento di movimenti e partiti fondamentalisti alternativi, che contrastano apertamente il miglioramento della condizione femminile in Tunisia, senza troppe dissimulazioni.
Ennahda è consapevole del rischio di perdere l’elettorato ultraconservatore, ma a questo timore va ad aggiungersi quello di spingere tutto il voto laico e secolare nelle braccia di Nidha Tounes, screditando la propria immagine all’estero.
L’ambiguità risultante è ben sintetizzata dalla posizione assunta sulla riforma dei diritti di eredità. Il partito non si è detto infatti né favorevole né contrario all’equiparazione uomo-donna, esprimendo un generico apprezzamento sulla necessità di approfondire la discussione e il dialogo sui contenuti del rapporto e sul valore dei diritti, sulle libertà e sull’uguaglianza tra i sessi.
La mossa di Essebsi di porre la questione femminile al centro della campagna elettorale potrebbe risultare fatale per i Fratelli Musulmani in Tunisia. Riuscire a risolvere una tale ambiguità sarà molto arduo, malgrado la loro consumata abilità nel trasformismo. Quando il paese tornerà alle urne nel 2019, l’esito per Ennahda si preannuncia come una grave sconfitta.
Piero Vernigo
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