Meno 8 e meno 6
Sono i due numeri della trentesima giornata.
Otto le gare che ci separano dalla fine del campionato, sei i punti che tengono ancora lontana la Roma dalla vetta della classifica dove, sin dalle primissime battute, sta appollaiata da sola l’aquila solitaria della Juventus.
Qualcuno, più ottimista della maggior parte degli osservatori, sta affermando che il pareggio conseguito dal Napoli contro i bianconeri ha riaperto i giochi e che il torneo, fino a domenica ritenuto morto e sepolto, è invece tornato a respirare più vivo e ossigenato che mai. Dubitare su questa convinzione è più che legittimo.
In primis, la Juve non ha perso. Si è presentata al San Paolo in formazione riveduta e corretta (al peggio) per far rifiatare qualcuno dei suoi big e, ciò malgrado, non solo andando subito in vantaggio ha messo una gran paura ai partenopei, ma ha potuto poi gestire il match nel migliore dei modi.
Certo, il Napoli ha giocato molto meglio, ha insistito, attaccato, premuto, tirato e alla fine ottenuto il più che meritato pari, ma quanta fatica! Considerato che giocava in casa, in uno stadio gremito all’inverosimile e che la vittoria era fondamentale per stare incollati alla Roma, non se ne può ricavare che una delusione.
In seconda battuta, si è ripetuto il solito copione, quello che ormai va in onda da almeno qualche stagione: ogni volta che una inseguitrice dei bianconeri si trova ad affrontarla in una partita che conta, per la classifica e il morale, non riesce mai ad averne ragione. Se è vero che gli scontri diretti non sempre risultano decisivi per la vittoria finale, è però indubbio che vincerli porta tanto animo, coraggio e autostima in chi prevale. Armi psicologiche che, unite a quelle tecniche, possono mettere in soggezione gli implacabili bianconeri.
Infine, come terza osservazione, l’ostacolo di Napoli era forse per la Juventus il penultimo da lì alla fine.
Se si sorvola sul derby di ritorno (le stracittadine sono sempre imprevedibili nel loro svolgersi) essa è attesa ancora a Roma proprio contro i giallorossi. I punti di scollamento però, come detto, sono 6 il che vuol dire un’altra cosa assai improbabile: che la Roma le vinca tutte (scontro diretto compreso) e che la capolista ne perda almeno due su otto. Considerato che su 30 ne ha perse 4, un rapido conto ci parla di una debacle ogni circa 7 partite, ergo se la vecchia signora non crolla potrebbe concedersi ancora una battuta d’arresto, non sufficiente però a farsi strappare via il titolo.
Un tricolore che segnerebbe l’ennesimo record: sei titoli consecutivi, spazzando via la stessa Juve dei favolosi anni Trenta (quella di Combi, Rosetta, Caligaris…) e il Grande Torino di Valentino Mazzola e compagni.
E mentre si parla di Toro, c’è da restare stupiti per le prestazioni di Andrea Belotti. Non solo segna tantissimo e con regolarità, ma sa prendersi la squadra sulle spalle da vero capitano, ponendosi come esempio per tutti i suoi.
Vedere un ragazzo così giovane offrire prove di carattere e temperamento tanto spiccate fa davvero specie e segnala in Belotti un autentico fuoriclasse. Non nel senso classico del termine, quello che ci fa pensare a un attaccante dai numeri raffinati, ma in un senso più moderno, concreto, verrebbe da dire quasi brutale. Certe sue reti di potenza e rapina, certi suoi gol di testa (arma letale) fanno venire alla mente gli antichi bomber del passato a cominciare da Gunnar Nordhal, passando da Gigi Riva e Bobo Vieri: potenza e slancio irrefrenabili.
Sempre in tema Toro, i granata perdono un’altra posizione in classifica superati da una Sampdoria quanto mai brillante che si fa corsara a San Siro “suonando” un’Inter che sembra spompata dalla grande rincorsa impostale dal trainer Pioli. Una sconfitta che pesa tantissimo in ottica primi posti, tenute in giusto conto le sacrosante vittorie di Lazio e Atalanta.
Se gli azzurri romani hanno faticato più del previsto a prevalere sul Sassuolo,
i nerazzurri bergamaschi si sono fatti una passeggiata lungo la spiaggia (desolatamente deserta sotto il profilo tecnico e tattico) di Genova e del Genoa. Un pokerissimo di gol ottenuti con la linearità e la freschezza delle cose fatte in assoluta semplicità. Il tecnico orobico Gasparini se l’è goduta con grande discrezione e aristocratica eleganza. Il disfacimento del Genoa, una società alla quale è stato legato a lungo e che ha guidato con ottime risultanze, ha in parte diluito la grande soddisfazione provata nella vittoria strepitosa firmata a Marassi dai suoi giocatori. Inoltre, in mezzo alla cinquina spicca un gol capolavoro di Conti, un ragazzo in continua crescita e valido in dimensione azzurra come una buona parte dei suoi compagni.6
Anche il fondo classifica, come la cima, ha dato un sussulto con la prima storica vittoria esterna del Crotone del trainer Nicola. Ora i calabresi tornano a sfoderare l’orgoglio, quel sentimento interiore che i toscani di Empoli sembrano aver messo in un cassetto da almeno due mesi. Incredibile che dopo la sfilza di sconfitte da loro rimediate nessuna delle tre retrocedende non abbia avuto il coraggio e lo sprint per avvicinarsi in modo decisivo.
Franco Ossola
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