Profumo di mimosa, profumo di donna
E benvenuto sia questo mercoledì 8 marzo 2017! Le strade delle città oggi pulluleranno di uomini alla ricerca, calma o trafelata dell’ultimo minuto, del tipico fiore paglierino da donare alle loro donne, colleghe, mamme, figlie e amiche. Un fiore da portare in dono a queste creature affascinanti e forti chiamate donne.
Cosa provate quando sentite il profumo della mimosa? Voglio raccontare proprio questo oggi. Ogni volta che l’essenza di questo fiore primaverile arriva al mio naso non mi riporta alla tanto conclamata ricorrenza odierna bensì all’avvento della primavera. Un odore, quello delle mimose, che amo molto, che mi trasmette allegria e un senso di rinascita. È come se quel fiore, con il suo arrivo nelle nostre case, segnasse la fine della stagione morta, l’epilogo dell‘inverno e l’arrivo di una nuova vita, della primavera. Allora le guardo, le annuso e mi sento invadere da una sensazione piacevole, molto intensa. Mi sento piena di energia, sorrido! Insomma, si è capito che le mimose sono proprio nelle mie corde!
Non posso invece dire di essere una sostenitrice della festa della donna che considero, come molti son certa, una ricorrenza di carattere meramente commerciale volta a far lievitare portafogli e conti correnti dei fiorai e dei pasticceri che vendono baci perugina accoppiati a banali bouquet di fiori finti!
Ma per quale ragione esiste la festa della donna? Ve lo siete mai chiesto? Sicuramente qualcuno di voi sarà già informato ma per dovere di cronaca, parliamone. La storia narra e ci insegna che questa ricorrenza trova le sue origini in un episodio molto triste risalente ai primi del Novecento quando un gruppo di donne operaie di una tessitura newyorkese, presero coraggio protestando contro le pessime condizioni in cui si trovavano a lavorare. Il proprietario, infuriato, per ritorsione, bloccò le uscite dello stabilimento. Proprio l’8 marzo del 1908 la vicenda ebbe quale tragica conclusione la morte 129 donne che rimasero vittime di un incendio scoppiato all’interno della fabbrica nella quale erano in stato di prigionia. Perciò venne proposto, successivamente, di ricordare negli anni questa giornata volta a onorare la memoria delle operaie piene di coraggio.
Faccio una seconda domanda, forse quella più importante: perché le donne vanno commemorate?
A tale interrogativo risponderò personalmente con il mio pensiero. Le donne nella nostra società non hanno ancora raggiunto la giusta emancipazione che meritano, anche se grandi passi sono stati compiuti. Lascio perdere l’etica, non mi soffermo sulle ideologie politiche tantomeno su quante ingiustizie hanno subito e subiscono le donne del mondo. Ingiustizie lavorative, sociali, religiose, sessuali e molto altro ancora. È tutto noto, documentato, storicizzato da memorabile e indefinito tempo.
Desidero parlare delle donne e gradisco farlo citando una frase molto bella, scritta da un’altrettanto magnifica e indimenticabile donna: Oriana Fallaci
Essere donna è cosi affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.
Ed è proprio la forza, il coraggio, la tenacia, l’amore con cui tutti i giorni noi donne andiamo avanti, la nostra migliore arma di seduzione. Siamo esseri tanto forti da poter donare la vita, il bene più prezioso. Siamo forti da sopportare il dolore che la nascita comporta e sopportare ogni giorno il carico di responsabilità e doveri senza essere stanche.
Abbiamo “grinta”, mettiamo passione nel nostro lavoro e fatichiamo per farci accettare, per conquistarci quella tanto sospirata stima che non sempre ci viene elargita specie se siamo anche belle e seducenti.
Non mi va di fare un sermone femminista. Mi preme concludere dicendo che preferisco associare a un risveglio il profumo della mimosa.
Un odore così primaverile che riconduco al rifiorire dell’essere femminile. Quella rinascita che ogni donna è capace di affrontare sempre di fronte a qualunque difficoltà.
Una donna che rinasce, che si rialza, con dignità, è la cosa più bella che possa esserci. È luminosa, è viva, è l’essenza dell’essere.
Raffaella Aquilina
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