Francesco Calamai il volo e l’orologio
La capacità di ricominciare ex novo quando tanti ex giovanotti si dedicano a raccontare le vicende dell’adolescenza oppure ad intrattenersi in ombreggianti villette con l’amico a quattro zampe, è una virtù rara e quasi irreperibile.
Francesco Calamai da alcune primavere ha superato il mezzo del cammin di sua vita e di traversie ne ha vissute e superate più di una.
Non mi confida l’anno di nascita e non mi azzardo a pensare di chiederglielo. Mi piace rimanere nell’ignoto.
Per anni si è occupato dell’oro fluido e incolore, poi ad un certo punto ha deciso di tuffarsi in una nuova e più accattivante impresa.
Lui che il rischio lo conosce perfettamente essendosi innamorato del desiderio di Icaro di girovagare tra le nuvole e di guardare tutti dall’alto in basso.
Essendo nato in una famiglia di aeronauti, il padre Giosuè è stato pilota di caccia durante l’ultimo conflitto mondiale ed il fratello Michelangelo è deceduto a 19 anni in un incidente aereo, non poteva che seguire le orme del genitore e così appena gli è possibile consegue il brevetto di pilota, a 24 anni, e con i risparmi invece che trascorrere qualche settimana alle Seychelles si compra un Pioneer 330.
Dato che uno degli strumenti importanti di quanti amano il volo è l’orologio ecco che si innamora degli orologi, se ne innamora talmente tanto che diventa un piccolo collezionista e a furia di pulirli e lucidarli alla fine decide di costruire il modello che manca alle tante maison de montres.
Di problemi e difficoltà nell’arco della gioventù e dell’esistenza ne ha affrontati diversi e come ha superati quelli così, è convinto, supererà questo.
La grinta e l’entusiasmo sono peculiarità che se una persona le possiede diventano il grimaldello del trionfo e dell’alloro, Francesco ne dispone a sufficienza.
Effettua un giro di ricognizione tra le diverse case costruttrici di congegni e meccanismi indispensabili per portare a termine il progetto e quindi si butta in picchiata sull’obiettivo.
A raccontarlo e a scriverlo bastano pochi minuti per realizzarlo serve ben altro.
“Nel 2012 finalmente il sogno si materializza e dalle botteghe di alta precisione orologiaia mi consegnano dieci prototipi. Emozione, commozione, grossi sospiri di contentezza e allegria. Li mostro a pochi amici e a qualche intenditore e infine ad una cerchia ristretta di rivenditori affezionati. Frasi e commenti positivi e incoraggianti. Mi convinco della bontà del progetto e del prodotto per cui non mi rimane altra via oltre a quella di proseguire”.
Ma il fato a volte si diverte e nel mentre sei lì a gongolare per qualcosa di gradevole ecco che sbuca da dietro l’angolo e sgambetta i gioiosi.
Avvolto dal lavoro e dalla programmazione trascura un dolorino insistente che col trascorrere dei giorni diventa sempre più noioso sino a quando sollecitato dalla moglie non effettua degli esami seri che dovrebbero mettere a tacere le preoccupazioni familiari.
Analisi e controanalisi ma alla fine il verdetto non concede tregua ed allegria: tumore.
Non si siede su una panca a piangere e a lagnarsi, guarda in faccia alla nuova realtà e ad un nemico da debellare.
È un ardito nato.
I combattenti non temono il buio e la notte, affrontano il pericolo con la schiena dritta e lo sguardo deciso.
“Accetto la vita ed ogni sua sfaccettatura, la morte non mi fa paura perché è solo questione di tempo e so bene che può giungere da un momento all’altro, da questa porta dobbiamo passarci tutti”.
Interpella diversi oncologi e alla fine si reca a Milano all’Istituto Tumori di Via Veneziani. Con un piccolo intervento gli asportano il nemico e lentamente riprende i ritmi di produzione e di programmazione.
Nel 2013 immette sul mercato 100 cronografi e 100 solotempo (sono gli orologi dotati solo del datario, ndr).
I risultati sono apprezzabili e la clientela è soddisfatta.
Sono oggetti di gran classe che non tutti possono acquistare, occorre essere raffinati intenditori, bisogna innamorarsene e divenire orgogliosi di portarlo al polso.
È costruito tutto artigianalmente da maestri orologiai che curano ogni singolo meccanismo con professionalità maniacale, si rasenta la perfezione.
“I miei orologi non seguono le mode e gli sbalzi d’umore. Non sono alla ricerca di venditori, di rappresentanti o di commessi che mi facciano salire gli incassi. Chi compra un Orologio Calamai deve prima innamorarsi del quadrante, delle lancette, dei numeri, della tonalità cromatica. Forse è per tale ragione che il mio cliente medio appartiene ad una fascia di età compresa tra i 25 e 40 anni, perché i giovani di oggi acquistano dopo aver studiato ed esaminato ogni particolare. Sono persone che non si lasciano influenzare dai battage pubblicitari delle grandi maison ma seguono il loro istinto e la loro conoscenza tecnica. Idem per i rivenditori, a me non piace che un commesso si faccia influenzare dagli obiettivi di vendita prefissati, secondo la mia filosofia deve proporre l’acquisto col cuore e non con la mente”.
Le gioiellerie che espongono il suo brand appartengono al ristretto elenco del superlusso planetario, è presente a Cortina, a Forte dei Marmi, su Ponte Vecchio a Firenze, in Rue de Rhone a Ginevra, nella 5th Avenue di New York.
Prima di lasciarci ritorna sull’argomento del volo con una frase che concede spazi alla riflessione:
“Quando sei in alto e davanti a te vedi solo l’azzurro e l’infinito corri solo un pericolo che qualcuno da terra ti dica che sei bravo, che hai effettuato una manovra coraggiosa, se gli dai retta e vuoi bissare o dimostrare la tua bravura, è in quel preciso momento che alzi l’asticella del rischio e vai incontro al buio”.
Bruno Galante
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