Ogni giorno in Europa entrano 420 migranti irregolari
Nel primo semestre del 2025 sono arrivati in nell’Unione Europea 75.900 non autorizzati, è quanto risulta a Frontex.
Un dato che certo non sorprende, alla luce delle numerose notizie di cronaca che raccontano traversate disperate, salvataggi in mare e sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
Quanti di questi vengono poi rimpatriati? Secondo Eurostat, nel primo trimestre del 2025 l’Unione Europea ha effettuato 28.475 rimpatri, cioè 316 al giorno tra gennaio e marzo.
Se anche nei tre mesi successivi il ritmo fosse rimasto invariato, si arriverebbe a circa 57.000 rimpatri in sei mesi.
Ogni giorno quindi entrano 420 persone e ne escono 316: la differenza è 104 migranti irregolari in più ogni giorno, che restano in Europa.
In un anno fanno più di 38.000 persone, l’equivalente dell’intera popolazione di un capoluogo di provincia come Aosta.
Nel primo trimestre del 2025 i Paesi dell’Unione Europea hanno effettuato complessivamente 28.475 rimpatri di migranti irregolari verso i Paesi di origine.
I numeri più alti si registrano in Francia, con 3.695 rimpatri, e in Germania, con 3.625. Subito dopo c’è Cipro, che ha riportato nei Paesi di provenienza 3.470 persone, un dato sorprendente.
La Svezia ha effettuato 2.715 rimpatri, mentre la Polonia si ferma a 2.135.
E l’Italia? Nel primo trimestre di quest’anno sono stati effettuati 1.258 rimpatri, un numero inferiore a quello dell’Austria (1.658) e anche della Spagna (1.478). Resta però superiore ai rimpatri registrati in Grecia (1.050) e Malta (240).
Questi dati confermano un aspetto spesso sottovalutato del fenomeno migratorio: l’Italia è per molti migranti un Paese di transito più che la destinazione finale.
Lo dimostrano i numeri più alti di rimpatri effettuati dai Paesi del Nord Europa, dove spesso terminano i viaggi iniziati sulle coste africane o mediorientali e transitati da Italia, Grecia e Malta solo come prime porte di ingresso nell’Unione.
Ogni giorno, in media, quattro migranti perdono la vita nel Mediterraneo mentre tentano di raggiungere l’Europa.
Nei primi sei mesi del 2025, secondo i dati di Frontex, sono stati 760 i morti in mare.
Numeri che raccontano la parte più tragica e spesso invisibile della migrazione irregolare: barche sovraffollate, rotte pericolose e viaggi organizzati dai trafficanti senza alcuna garanzia di sicurezza.
Anche se, nello stesso periodo, gli ingressi irregolari complessivi sono calati del 20%, il Mediterraneo resta un confine di morte, sorvegliato oggi da 3.000 agenti Frontex impegnati a pattugliare coste e confini marittimi dell’Unione Europea.
Ma dietro al dato generale si nascondono realtà molto diverse. Rotta per rotta, i numeri raccolti da Frontex raccontano storie opposte: ci sono corridoi dove gli arrivi calano e altri dove invece aumentano.
Ecco cosa sta succedendo su ogni singola tratta migratoria verso l’Europa.
Tra tutte le vie di accesso all’Europa, quella che attraversa il Mediterraneo centrale, dalla costa nordafricana verso l’Italia, resta la più percorsa dai migranti.
Nei primi sei mesi del 2025, secondo Frontex, sono stati registrati 29.340 attraversamenti irregolari, con un aumento del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Solo nel mese di giugno gli arrivi su questa rotta sono stati 6.321.
Il punto di partenza principale rimane la Libia, da dove sono partite 20.800 persone dirette in Italia, un dato che segna un incremento dell’80% rispetto al 2024.
Sulle barche che salpano da Tripoli e dalle altre coste libiche si trovano soprattutto migranti originari di Bangladesh, Eritrea ed Egitto.
Tra la Turchia, la Grecia e l’isola di Creta, i flussi migratori lungo il Mediterraneo orientale hanno registrato un calo rispetto all’anno scorso.
Nei primi sei mesi del 2025, secondo Frontex, sono stati registrati 19.607 ingressi irregolari, pari a una diminuzione del 24%. Solo nel mese di giugno sono arrivati 3.718 migranti attraverso questa tratta.
Ma nonostante il calo complessivo, la rotta sta cambiando volto: negli ultimi mesi è emerso un nuovo corridoio migratorio tra la Libia e Creta, che concentra oggi la maggior parte dei passaggi nel Mediterraneo orientale.
Le principali nazionalità presenti sono afghana, egiziana e sudanese, provenienti da Paesi segnati da crisi economiche e conflitti interni.
Tra le rotte migratorie verso l’Europa, quella che parte dall’Africa occidentale, cioè dai Paesi situati lungo la costa atlantica come Mali, Senegal e Guinea, e arriva alle Isole Canarie spagnole, ha registrato un calo netto nel primo semestre del 2025.
Secondo Frontex, gli attraversamenti irregolari su questo corridoio sono stati 11.317, in diminuzione del 41% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il crollo è confermato anche dai dati di giugno, quando si sono contati appena 305 ingressi irregolari.
Un risultato legato ai controlli sempre più stretti messi in campo dai governi africani per bloccare le partenze prima che i migranti si imbarchino verso l’Europa.
Tra le vie d’ingresso verso l’Europa, quella che attraversa i Balcani occidentali – passando da Paesi come Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Croazia prima di arrivare in Europa centrale – sta vivendo un forte rallentamento.
Nei primi sei mesi del 2025 sono stati registrati 4.930 attraversamenti irregolari, un dato che segna un crollo del 53% rispetto all’anno scorso. A giugno i passaggi sono stati 658.
Lungo questo percorso si incontrano soprattutto migranti di nazionalità turca, siriana e afghana.
Lo stesso calo si osserva alle frontiere terrestri orientali dell’Unione Europea, quelle che separano l’UE da Paesi come Bielorussia, Russia e Ucraina.
Qui i passaggi irregolari sono stati 3.803 nel primo semestre, la metà rispetto allo stesso periodo del 2024, con un calo del 50%. Nel solo mese di giugno i migranti intercettati sono stati 758.
Su questa tratta si muovono soprattutto ucraini, somali ed etiopi, persone che dall’Est Europa o dal Corno d’Africa tentano di entrare nei Paesi baltici o in Polonia, spesso come punto di accesso verso l’Europa occidentale.
Quando si parla di migrazione irregolare, pochi pensano alla Manica come a una vera e propria rotta, e invece lo è a tutti gli effetti. Il canale che separa la Francia dal Regno Unito, il più famoso d’Europa, continua a registrare numeri in crescita.
Nei primi sei mesi del 2025 ci sono stati 33.215 tentativi di attraversamento, con un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Solo nel mese di giugno i tentativi sono stati 7.609.
Secondo Frontex, questo incremento è legato a diversi fattori: le condizioni meteo favorevoli, l’uso sempre più frequente dei cosiddetti taxi boat, piccole imbarcazioni gestite dai trafficanti per eludere i controlli, e il fatto che i migranti vengono stipati in numero maggiore su ogni barca.
Le principali nazionalità di chi prova ad attraversare la Manica sono eritrea, afghana e somala, Paesi segnati da conflitti e instabilità che spingono migliaia di persone a rischiare la vita pur di raggiungere il Regno Unito.
Piero Vernigo


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