King Jannik trionfa a Wimbledon contro Alcaraz
Jannik Sinner prende lo scettro di Wimbledon. Nel tempio del tennis, dove mai un italiano si era imposto in singolare, Sinner vince per la prima volta lo Slam di Londra.
Nella finale di domenica 13 luglio, l’azzurro batte Carlos Alcaraz mettendo in bacheca il suo primo titolo dei Championships, il suo primo Major fuori dal cemento, dopo i due Australian Open e lo US Open dello scorso anno.
Il numero 1 del ranking ATP si impone in quattro set (4-6, 6-4, 6-4 6-4) e porta a casa il quarto Slam della carriera, ventesimo titolo in assoluto nel massimo circuito.
È la rivincita, immediata, della sconfitta in cinque set al Roland Garros. L’occasione giusta per mettersi subito alle spalle quella rimonta e quei tre match point mancati sulla terra del Philippe Chatrier, nel primo confronto in una finale Slam con lo spagnolo.
Lo ha fatto sulla superficie che gli ha regalato meno successi, sul campo dove il suo avversario era detentore del titolo da due anni di fila, su quell’erba in cui Alcaraz aveva perso una sola partita in tre anni.
Il trionfo di Church Road aggiorna nuovamente il libro dei record dell’altoatesino, unico italiano a vincere in singolare a Wimbledon (in doppio ci riuscirono Sara Errani e Roberta Vinci nel 2014), ma anche il solo italiano a vincere quattro Slam in singolare. Due nella stessa stagione per due anni di fila, su due superfici differenti.
Il re del cemento che si prende il titolo più importante anche sul veloce naturale, lì dove non era mai arrivato in finale prima di quest’anno. Lì dove nessun italiano aveva osato spingersi, se non sfiorando la gloria, come fecero Matteo Berrettini nel 2021 o Jasmine Paolini lo scorso anno.
Stavolta, l’epilogo è diverso.

Stavolta, c’è un italiano ad alzare al cielo la coppa d’argento. Stavolta, il trionfo, è tutto per Jannik Sinner.
Tre championship point. Sì, tre championship point in uno Slam: lo avete presente questo film? Parigi, campo Philippe Chatrier, una terra rossa su cui sono affondati i sogni di Jannik Sinner.
Ma lo sport è questo: si cade e ci si rialza, si cade e si ha subito l’occasione per rialzarsi.
Tre championship point, ancora. Non più sul clay, ma sull’erba. Non più a Parigi, ma a Londra. Li ha avuti anche a Wimbledon, ma stavolta non li ha mancati. È svanito il primo, il secondo no: una prima centrale vincente per chiudere i conti e diventare il primo italiano di sempre a vincere i Championships in singolare.
È un’impresa enorme, anche per uno che nel ranking ATP guarda tutti dall’alto verso il basso – lunedì lo farà per la 58ª settimana di fila. Lo è, perché Carlos Alcaraz non perdeva a Church Road dal 2022 (e guess what, sì, l’aveva battuto lui, ma erano altri tempi) viaggiando a ritmo da record, in una serie di 24 vittorie consecutive nel massimo circuito.
La legge dei grandi numeri esiste per un motivo, però. È per questo che è diventato il Wimbledon delle prime volte, già da 24 ore prima con la straordinaria prova di forza di Iga Swiatek nel torneo femminile. Lei, plurivincitrice Slam, mai in finale a Londra. Proprio come Sinner.
Nel loro cammino verso la finale hanno rischiato entrambi, Sinner e Alcaraz.
Lo spagnolo, già al debutto, è stato portato al quinto set da Fabio Fognini, in una partita spettacolare – salutata con una meritata standing ovation dal pubblico londinese. L’italiano, pochi giorni dopo, annuncerà il ritiro, chiudendo con quell’applauso la sua carriera.
Si è trovato sotto di due set, invece, Sinner. Uno 0-2 apparentemente difficile da recuperare contro Grigor Dimitrov, complice l’infortunio al gomito patito sin dal primo game.
Ma l’infortunio più grave sarà quello del bulgaro, che avverte un dolore al pettorale sul servizio del 2-2 nel terzo game: esce dal campo, rientra in lacrime solo per salutare.
Da lì, è ripresa una marcia apparentemente inarrestabile per l’altoatesino. E anche nel primo set della finale tutto lasciava presumere che la bilancia pendesse dal suo lato: avanti di un break sul 4-2, però, Sinner non ha più vinto un game. Un blocco totale, mentre lo spagnolo sale in cattedra e vince il primo set, 6-4.

Ci sono due anomalie, in questa partita. L’azzurro non mette un ace e lo spagnolo ha concesso un doppio fallo. La prima svanirà – non subito – la seconda invece si ripeterà ancora. E metterà Alcaraz nei guai, con un totale di 7 doppi falli.
La forza di Sinner sta nel concedere poco o nulla sul suo servizio: una sola palla break nel secondo set, vinto 6-4, zero nel terzo (vinto pure 6-4, cedendo solo tre punti sulla prima). Il tutto controllando il gioco da fondo, il che ha portato il due volte vincitore di Wimbledon ad una partita più votata alla difesa.
Così, al quarto set, Sinner è sopra 2-1 ed è avanti di un break già nel terzo game. È un déjà-vu francese? No, l’italiano comanda gli scambi, Alcaraz indietreggia di qualche metro in risposta e vede le sue smorzate disinnescate di continuo.
L’unico scatto d’orgoglio lo porta a da avere due palle break sotto 4-3. Sinner le salva entrambe, si dà la chance di servire per il titolo e ha tre match point. A Parigi li aveva in risposta, a Londra se li gioca sul servizio.
E ne gioca due, perché lo spagnolo lo costringe ad un errore di rovescio solo sul primo. Al secondo, lo scambio nemmeno parte: prima centrale, la nuvoletta di gesso che si alza e la risposta che si spegne.
È il punto che consegna la coppa d’argento a Jannik Sinner, è il punto che fa la storia del tennis italiano: è il punto di Wimbledon, per la prima volta in una bacheca azzurra in singolare.
Niccolò Rejetti


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