Sventata aggressione a don Antonio Coluccia
Momenti di forte tensione si sono verificati domenica sera 22 giugno a Cannole, nel cuore del Salento, durante la celebrazione del Corpus Domini presieduta da Don Antonio Coluccia. Il sacerdote, noto per il suo impegno contro la criminalità organizzata e sotto scorta da anni, era stato invitato a celebrare la messa all’aperto in piazza San Vincenzo.
Intorno alle 19, un uomo del posto ha interrotto la celebrazione con urla, insulti e minacce rivolte a Don Coluccia. La scorta presente sul posto è intervenuta prontamente per contenere la situazione, mentre l’uomo cercava più volte di avvicinarsi al sacerdote, tentando di superare il cordone di sicurezza.
Durante la processione che ha seguito la celebrazione, la tensione non si è placata. L’uomo, ancora presente nei pressi del corteo, ha continuato a disturbare, lanciando anche rifiuti presi da un cestino contro le forze dell’ordine. In un successivo momento concitato, è riuscito a raggiungere il comandante della stazione dei carabinieri di Bagnolo del Salento, colpendolo fisicamente.
Il responsabile è stato bloccato e arrestato in flagranza per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il magistrato ha convalidato l’arresto, disponendone però il trasferimento all’ospedale di Scorrano per accertamenti psichiatrici. Il comandante, raggiunto durante l’episodio, è stato visitato in ospedale e dimesso con una prognosi di pochi giorni.
Al pari di tanti altri “missionari” impegnati fattivamente nel sociale, Don Antonio Coluccia si sta dando carico di portare negli ambienti più difficili e degradati un messaggio di speranza, al tempo stesso facendosi promotore di un cambiamento culturale che, cominciando dai giovani, possa decretare una radicale inversione di rotta in grado di far proseliti in ogni strato della popolazione.
Egli lo fa in alcune delle zone più difficili del nostro Paese, dove l’impressione che ricava chi osa addentrarvisi è quella di uno Stato e, più in generale, di una collettività che sembra avere abdicato al suo fondamentale e primigenio ruolo di garantire, prima di tutto, serenità e benessere a tutti coloro i quali sono in quel contesto insediati.
L’aggressione nei confronti di Don Antonio Coluccia di qualche giorno fa è soltanto l’ennesima di una lunga serie che vede la criminalità organizzata impegnata nel tentativo di arginare quel che, agli occhi dei criminali, appare e viene vissuto come un attacco all’indisturbata possibilità di delinquere e all’impunità.
Occorre dunque plaudire alla tenacia con cui Don Antonio persegue il virtuoso obiettivo di estirpare il terribile male.
Da questa vicenda si possano trarre alcune indicazioni che ben possono lasciare più di una speranza.
In primo luogo, è evidente l’insofferenza della criminalità organizzata verso questo tipo di iniziative; esse generano fastidio perché squarciano il velo e mettono in pericolo alcuni dei tratti caratteristici su cui si fonda la vitalità delle organizzazioni criminali: condivisione da parte del più ampio numero di persone possibile e, per il resto, omertà e silenzio dettati dalla paura.
Quel che tali organizzazioni non possono tollerare – e su cui da anni Don Antonio Coluccia sta lavorando – è l’indignazione, la quale, quanto più si estende, tanto più è in grado di mettere sotto scacco chi pretende di nutrire la propria esistenza, condizionando del pari quella altrui, attraverso la sistematica violazione della legge.
In secondo luogo, è una vicenda – tra le tante meritevoli di narrazione – che dovrebbe servire a sensibilizzare la politica, tutta e senza distinzione di coloritura, al fine di inserire nell’agenda una progettualità futura che sia realmente in grado di emancipare i territori difficili dalla dilagante cultura mafiosa.
Questo nella consapevolezza che la lotta alla criminalità organizzata – per giungere a decretare un reale successo – va oltre l’impegno generoso della magistratura e delle forze dell’ordine, in quanto richiede un coinvolgimento di tutti: istituzioni, corpi intermedi, mondo delle imprese e delle professioni, società civile.
La solidarietà espressa a Don Antonio Coluccia dalla Presidente del Consiglio Meloni rappresenta certamente un sostegno, per chi è in prima linea, di fondamentale rilievo.
Sarebbe bello che il “Siamo al tuo fianco, sempre” venisse sottoscritto da tutti i leader politici, così comunicando un’unità di intenti rispetto a problemi da troppo tempo non adeguatamente attenzionati e affrontati, se non episodicamente in occasione di eclatanti episodi di cronaca.
Piero Vernigo


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