Qualcuno riuscirà a porre fine alle guerre in corso?
I conflitti del mondo sono da anni in una fase di stallo e nessuno sembra avere il potere e la capacità di risolverli in maniera definitiva.
Che cosa sta succedendo?
Perché le vecchie regole che hanno tutto sommato garantito per decenni un buon livello di convivenza sono saltate?
Che fine hanno fatto le norme internazionali che dopo la Seconda Guerra Mondiale imponevano principi di proporzionalità e di moderazione anche nei conflitti armati?
L’instabilità globale ha preso il posto delle poche certezze che ci erano rimaste, e non se ne vede la fine.
Il presidente americano Donald Trump aveva fatto credere di avere la soluzione in tasca per Gaza e per l’Ucraina, ma visto inutile ogni tentativo anche lui comincia a defilarsi.
Ci sta ora provando Papa Leone XIV: il Wall Street Journal ha dato per certo un primo vertice in Vaticano tra i rappresentanti di Mosca e Kiev a metà giugno, anche se il Cremlino ha smentito che se ne sia parlato.
La convinzione della maggior parte degli analisti è che il presidente russo Vladimir Putin cercherà solo di prendere tempo: l’estate si avvicina e il suo esercito ne approfitterà per conquistare altre parti dell’Ucraina, rafforzando ulteriormente il suo potere di stabilire le condizioni della pace.
Neppure da Israele arrivano segnali incoraggianti. Nonostante la forte pressione internazionale e la condanna unanime per il sanguinoso prolungarsi della risposta militare all’aggressione di Hamas del 7 ottobre 2023, il premier Benjamin Netanyahu sembra deciso a non fermarsi.
Molti leader politici sembrano oggi agire al di fuori di ogni regola etica, portati a pensare dagli incoraggiamenti che ricevono sui social che questo sia pure il desiderio di chi li ha votati.
Le vecchie regole sono saltate anche nelle guerre: oggi l’uso della violenza indiscriminata, con l’attacco alle infrastrutture civili e alla popolazione, è terribile nei suoi effetti immediati, ma mina nello stesso tempo le norme internazionali, incoraggia altri a fare lo stesso e alimenta ritorsioni.
Arnaud Daniels


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