Politica e politicanti vanno in scena
La disaffezione degli italiani nei confronti della politica ma sopratutto della classe politica e arcinota e confermata ogni qualvolta sono chiamati alle urne.
Poco importa se si tratta di decidere il governo nazionale, regionale o territoriale. Alle recenti consultazioni europee di giugno votò il 49% dei connazionali.
Partiti che mettono in lista perfetti sconosciuti ma saliti alla ribalta delle cronache, che sia un alto ufficiale o una occupante abusiva trattenuta negli alberghi ungheresi, gente priva delle più elementari nozioni e conoscenza politica.
Partiti che in una regione fanno accordi con la sinistra ed in quella confinante con la destra pur di accomodarsi al cospetto di una tavola imbandita.
Ulteriore conferma è pervenuta da Carlo Calenda
La contrapposizione identitaria fra i blocchi di centrodestra e centrosinistra in Italia è “teatro”: è questo il senso della riflessione che Carlo Calenda ha proposto al pubblico della Versiliana, nel corso di una sua intervista sul palco della kermesse.
“Sapete – ha sostenuto il leader di Azione – qual è una cosa che mi ha colpito? Non so se ha colpito anche a voi”.
“Chi è il più fascista del parlamento italiano, quello proprio fascio fascio? Quello col busto… e cacchio, se non è fascio La Russa… Sapete cosa mi ha colpito, che dovrebbe farci riflettere tutti? Ci ha scritto un bell’editoriale Gramellini. C’è stata la partita del cuore, dove a Schlein era pacche abbracci, studiamo insieme il modulo, con Ignazio La Russa… Gramellini ha fatto un articolo in cui ha detto ‘ma secondo voi se la Schlein pensasse veramente che La Russa è fascio fascio fascio, lo farebbe?’ Lo ha detto in modo diverso, citando Gramsci e Starace…”.
“Non c’è stato un momento più rivelatore di quello che è questa cosa. Questa cosa – è l’accusa lanciata da Calenda – è un gioco, lo dovete capire. Se voi venite in Parlamento o in un ristorante vicino trovate gente che la sera si dicono che sono fascisti, o comunisti, e poi vanno a mangiare insieme. Ed è finto… Dice un signore si è sempre fatto, lo racconta un terrorista delle BR che venne a Roma e racconta che pensava che i missini fossero il male assoluto e poi li trovava sempre a pranzo con i comunisti”.
“C’è un piccolo dettaglio: che se tu spieghi che la persona alla tua destra o alla tua sinistra non è un avversario ma è un nemico della democrazia e poi ti ci prendi a pacche sulle spalle, quello che emerge è che questo è un teatro necessario a tenere avvinti una porzione di elettori contro un’altra porzione perché i primi a non crederci sono quelli che lo fanno”.
“Per me la Meloni – ha specificato il leader di Azione – è una avversaria politica, fa cose buone e altre non le fa buone. Se io dicessi la Meloni vuole far scomparire la democrazia in Italia, è una fascista che vuole distruggere l’Italia, è strano poi se mi metto a giocare e scherzare con lei continuare a dare pacche sulle spalle. Perché? Perché quel gioco serve a tenere ognuno di voi fissati su una cosa sola: votate contro, non pensate che io governerò, votate contro. E poi scopri quando c’è la partita del cuore che quello è teatro, non è verità”, ha chiosato.
Riccardo Dinoves
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