La sciagura nazionale delle foibe ricordata da Mattarella
Vogliono dimenticare e far dimenticare le efferatezze commesse dalle bande assassine rosse di falce e martello e tenere aperti i cassetti della memoria solo sui crimini commessi dai delinquenti neri nazifascisti.
A sinistra non vogliono convincersi che il comunismo non si differenzia di una virgola dal nazifascismo.
Seppure con anni di ritardo il Parlamento Europeo ha approvato, anche con i voti di alcuni socialcomunisti, la Risoluzione del 19 settembre 2019 che al punto 3 specifica:

Il Presidente Sergio Mattarella con Antonio Ballarin, presidente Federesuli
“i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, e rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista; condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari”.
Riportiamo il testo integrale del Presidente Mattarella nella giornata “del ricordo”.

Mattarella al Quirinale incontra una delegazione delle associazioni di esuli
«Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi.
Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.

Norma Cossetto, la 23enne istriana seviziata stuprata da assassini comunisti, e infoibata
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo.
Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.
Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa.
Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.

Il giardino di Norma Cossetto
Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante.
Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi.
Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.
Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe.
La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate.
Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona.
E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.
In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale». Roma, 09/02/2020
È vero che sono i vincitori a scrivere le pagine della storia ma è altrettanto vero che non si possono utilizzare due pesi e due misure a proprio comodo e piacimento.
Per nostra ventura ci hanno pensato le forze alleate ad annientare le truppe naziste con le loro flotte aeree e la massiccia artiglieria ed impedire al regime comunista di impossessarsi di Roma, evitando in questa maniera un’altra Budapest 1956 e un’altra Primavera di Praga 1968.
Raimondo Adimaro
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