Il regime rosso dell’Anpi censura Gian Paolo Bargiggia
Non avessimo avuto gli americani e gli alleati a liberarci dal nazifascismo saremmo stati facile preda di quell’altro regime ancor più violento e nocivo di quello nero.
Quello rosso.
Seppur siano trascorsi 75 anni dal 28 aprile 1945 gli eredi bolscevichi sperano ancora di impossessarsi e di governare il Bel Paese.
Sono stati ripudiati dalla storia, sono stati mandati a casa dal popolo italiano eppure ancora tentano di impartire i loro diktat.
Non avendo altri argomenti si aggrappano alla storiella dell’antifascismo e del razzismo.
Oggi la bandiera rossa la sventolano i compagni dell’Anpi come a voler convincere gli scemi del villaggio che siano stati i partigiani tinti di rosso, non i partigiani appartenenti alle Brigate Giustizia e Libertà, i soli a liberare l’Italia dal fascismo.
Non sono state le corazzate e le fortezze volanti a stelle e strisce insieme all’artiglieria delle truppe alleate a mettere in fuga i tedeschi.
Grazie ad Alcide De Gasperi, Giovanni Gronchi, Giorgio La Pira, Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti, Mario Scelba, il nostro Paese entrò nell’emisfero della democrazia e non in quello del comunismo.
I compagni dell’Anpi non vogliono leggere la Risoluzione del Parlamento Europeo datata 19 settembre 2019 tramite la quale è stato, per l’ennesima volta, chiarito e specificato, come nitidamente riportato al punto M3, che “i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista; condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari”.
I rossi farebbero bene a leggerlo, rileggerlo e possibilmente impararlo a memoria.
Uno degli ultimi episodi della violenza comunista in questi giorni si è verificato a Bergamo dove il collega pavese Gian Paolo Bargiggia è stato pavidamente osteggiato dagli adolescenti dell’Anpi nella presentazione del suo recente volume “I segreti del calciomercato”.
Per i sinistri ogni occasione è buona per scendere in piazza a sbraitare il loro odio.
Che nesso possa esistere tra il calciomercato e l’Anpi è difficile da decifrare, ma probabilmente l’odio dei falce e martello scaturisce dal fatto che ad editare il lavoro di Bargiggia sia stata Altaforte, casa editrice simpatizzante per CasaPound.
Pare essere tornati ai secoli bui dell’oscurantismo, al recente 1933 all’indimenticato Bücherverbrennungen (roghi di libri, ndr) della Bebelplatz di Berlino, o i falò di libri del 1973 in Cile dopo il colpo di Stato oppure il falò del 29 aprile 1976 in Argentina ordinato per cancellare la storia che “potrebbe ingannare i nostri figli”.
A Bergamo è stato vietato di presentare le pagine di Bargiggia nella Sala Galmozzi di proprietà municipale su solerte interessamento dei compagni Anpi, alla fine ciò è stato un enorme vantaggio poiché la presentazione è avvenuta nella sala conferenze La Cannoniera e sono accorsi a decine per applaudire il cronista di Mediaset.
Se sono scomparsi, per ragione anagrafica, gli ultimi partigiani autentici a quale titolo continuano a ricevere lauti contributi gli eredi iscritti all’Associazione nazionale partigiani d’Italia.
In un articolo del 5 febbraio 2019 Il giornale faceva notare: “Infine c’è l’Anpi. Per la più grande delle organizzazioni della Liberazione, la (il ministero della) Difesa riserva 100.000 euro, appena 7mila in meno del 2017. Dal 2013 ad oggi, ha incassato qualcosa come 607mila euro. A questi, ovviamente, va aggiunto il 5×1000, che dal 2014 ad oggi ha fruttato 1 milione e 200mila euro. Totale: 1,8 milioni di euro abbondanti. Mica male. Senza contare le decine di finanziamenti elargiti dagli Enti locali per iniziative di vario genere”.
Di sicuro i novelli partigiani non se la passano da clochard.
Vien da pronosticare che l’Anpi in tempi brevi sostituirà la soppressa Congregazione dell’Indice e si ergerà a tutore della sana cultura.
Praticamente in futuro dovrebbero essere gli eredi del pensiero di Stalin e di Mao ad indicarci quali libri di calcio, di cucina, di astrologia, di cibernetica e di comicità dobbiamo acquistare.
Raimondo Adimaro
Commenti
Il regime rosso dell’Anpi censura Gian Paolo Bargiggia — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>