L’ottimismo di Trump per le presidenziali del 3 novembre
I dolori di pancia di democratici, laburisti e sinistra europea non sembra siano giunti a termine.
Il centrodestra in Europa avanza di continuo, in Gran Bretagna la schiacciante vittoria del conservatore Boris Johnson ha zittito quanti erano convinti che la Brexit fosse un danno per i sudditi di Sua Maestà.
Tra poco meno di un anno, il 3 novembre 2020, gli Stati Uniti torneranno alle urne e la corazzata di Donald Trump pare che viaggi con vento in poppa.
Se si vanno a leggere i quotidiani della gauche di un paio d’anni addietro sembrava che la presidenza di Trump sarebbe stata la peggiore degli US degli ultimi due secoli.
Quotidiani che fotografavano una realtà fantasiosa e parecchio distante dalla quotidianità dell’americano medio.
Probabilmente il presidente continuerà a creare polemiche e malumori sino al prossimo novembre per le sue idee ed il suo modo d’agire.
I democratici stanno investendo le loro risorse sull’impeachment, vogliono convincere gli americani a cacciare Donald dalla Casa Bianca giusto nel momento in cui l’economia va a gonfie vele.
Proprio oggi che di là dell’Atlantico l’occupazione è ai massimi record, che l’economia a stelle e strisce cresce a ritmo serrato al contrario di un’Europa che annaspa e soffre di divisioni interne preoccupanti.
Da un recente sondaggio della Cnn il 76% degli elettori americani ritiene che la loro economia sia “buona” o “molto buona” con un trend in continua crescita, parere positivo che accomuna democratici e repubblicani.
La disoccupazione è al 3,5%, il mercato azionario ai massimi livello storici, la povertà in calo.
Non avendo argomenti economici da controbattere i democratici fanno ricorso al trattamento più umano da utilizzare nei confronti degli immigrati.
Secondo una ricerca effettuata dall’Università del Michigan, a dicembre la fiducia dei consumatori americani si è attestata a 99,3 punti mentre a novembre era di 96,8 punti e sull’onda dell’entusiasmo la Borsa di New York ha festeggiato la chiusura del 2019 con bollicine e fuochi d’artificio.
Lo scontro frontale tra democratici e repubblicani per l’impeachment, però, rischia di naufragare al Senato, a maggioranza repubblicana, dove occorrono due terzi dei voti per procedere contro Trump.
La quasi scontata sconfitta della sinistra sarà un’ulteriore arma in più per il Presidente nel corso della campagna elettorale.
Altro interrogativo per i democratici è la scelta del proprio candidato, gli attuali papabili non riescono a smuovere il necessario entusiasmo che accompagna il vincitore, tant’è che negli Stati in equilibrio del Middle West, che sono quelli decisivi per il conteggio dei grandi elettori, i pronostici danno Trump in vantaggio su tutti i probabili candidati avversari.
Altro punto a favore dell’attuale inquilino della Casa Bianca è l’intenzione di ritirare le truppe da numerose aree geopolitiche del pianeta, in primis dalla Siria, fatta eccezione da quelle aree governate da regimi socialcomunisti come Cuba o il Venezuela.
Sul fronte europeo Trump non ha mai nascosto il suo tifo per la Brexit e per quei politici anti Bruxelles, leggi Nigel Farage e Victor Orban.
Non ha mai mostrato eccessive simpatie per Macron, sempre più assediato dalle tute gialle, che vede in fase calante la popolarità del popolo francese, un tecnocratico da sostituire, simpatie che non evidenzia neppure nei confronti di Angela Merkel giunta oramai all’ultima fermata.
Situazione illeggibile per l’Italia con un governo Conte che sembra sul punto di capitolare da un momento all’altro ed un ritorno di Salvini che potrebbe garantire maggiore simpatia nei confronti della Casa Bianca.
Le divisioni tra repubblicani e democratici si ampliano giorno dopo giorno specie sulla questione immigrazione, sulla legalizzazione delle droghe, sull’aborto, sulla cittadinanza.
Le prossime settimane chiariranno parecchi dubbi su un versante e sull’altro.
Tra poco iniziano le primarie nel Partito Democratico per la scelta del candidato con una quindicina di aspiranti, la corsa dovrebbe concludersi in primavera.
In casa repubblicana non dovrebbero esserci dubbi per Trump che ha già scelto lo slogan: “Keep America great”.
Anselmo Faidit
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