Il DL bis firmato da Mattarella viola i diritti umani?
Una parte delle associazioni cattocomuniste e soprattutto una percentuale consistente delle coop biancorosse che per anni hanno lucrato e hanno gonfiato il proprio portafoglio arricchendosi sulla pelle di quei giovanotti alla ricerca di un eldorado italiano inesistente, oggi emettono proclami di carità e di umanità.
Tali asso-coop si scagliano contro l’attuale governo accusandolo di nazifascismo e disumanità. Inneggiano ad una resistenza del XXI secolo basata sul benessere e sulle comodità occidentali.
Parecchi di questi novelli resistenti albergano in chiese e dimore ecclesiastiche, trasformandosi in politici, sociologi e buonisti.
Mattarella firma e promulga pur esprimendo “rilevanti perplessità”.
Il cambiamento che interessa la polemica è però di ordine morale e riguarda la gestione del soccorso in mare. Con la nuova norma, il ministro dell’Interno, previa la firma dei ministri di Difesa e Trasporti, potrà “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” in circostanze ben precise: per motivi di sicurezza, quando si pensa che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e sia stato compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
In caso di violazione, è prevista per il comandante dell’imbarcazione una multa che va da 150mila a 1 milione di euro, più il sequestro della nave (che in alcuni casi potrà anche essere demolita).
Nel caso il comandante dell’imbarcazione non risponda all’alt, è previsto il suo arresto immediato.
Viene poi prevista la costituzione di un fondo per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si tratta, dunque, di misure che mirano a combattere l’immigrazione clandestina.
Appare evidente che non si tratta di un decreto legge che “multa chi soccorre”.
Da parte di qualcuno vi è la volontà di confondere il traffico di emigranti clandestini con un “soccorso in mare”, si tratta di un ovvio e ricercato equivoco.
Gli scafisti abbandonano deliberatamente in mare il loro “carico” umano, solo dopo pochi chilometri di percorso, con la quasi matematica certezza che qualcuno verrà a salvarli e completerà la tratta al posto loro. Magari accade che prima di abbandonare il gommone nuovo di zecca facciano una telefonata dai loro cellulari satellitari ad una delle tante imbarcazioni rosse disseminate nel Mediterraneo meridionale.
È una strategia infallibile che permette loro di incassare il prezzo salato della tratta e spendere poco in mezzi navali.
Distinguere fra un reale soccorso in mare e la partecipazione a una tratta è il primo passo necessario per combattere le mafie del traffico degli esseri umani.
La confusione fra naufraghi ed immigrati illegali, fa anche dimenticare le responsabilità degli stessi clandestini, pronti a mettere in gioco la propria vita e quella dei loro famigliari, bambini inclusi, per compiere un atto illegale: l’attraversamento di un confine senza documenti e senza averne il diritto.
Un’altra strategia della confusione (che si riflette anche nelle parole di don Biancalani) è quella di considerare tutti gli immigrati come profughi che “scappano da guerre e violenza”.
La storia recente dell’immigrazione dimostra che solo il 5%, in media, di chi approda in Italia e ha chiesto asilo (e non tutti chiedono asilo) sta realmente fuggendo da guerre e violenza ed ha ottenuto lo status di rifugiato. Nel 95% dei casi si tratta di immigrati economici illegali.
I critici del decreto ritengono ancheche, con il pericolo di subire multa e arresto, anche il navigante o il pescatore in buona fede non trovino più il coraggio di raccogliere un naufrago.
Anche il turista che cade da una barca rischia maggiormente di essere abbandonato a morire in mare? È sempre possibile, le leggi provocano effetti imprevedibili sulla psiche umana.
Ma il soccorso in mare, per come è concepito oggi, non viene modificato dal decreto. Sono materie differenti.
Dietro le accuse di disumanità si nasconde la volontà deliberata di accogliere immigrati ad ogni condizione e senza limiti.
E questa è una scelta politica, motivata dalle più disparate filosofie: dalla teoria che ritiene illegittimi tutti i confini, quella terzomondista che intende redistribuire le ricchezze dal “mondo ricco” al “mondo povero” anche tramite l’accoglienza illimitata.
Ma sono teorie che non giustificano nulla. Respingere un clandestino a una frontiera non è una violazione di un diritto umano, a meno che non si voglia estendere la concezione del “diritto” alla libertà di spostarsi e di insediarsi ovunque si voglia.
Dimenticare le responsabilità degli scafisti è, invece, contraddittorio.
Le immagini delle botte e delle torture nei campi di transito, le scene dei morti in mare, sono infatti tutte prove delle colpe dei trafficanti di esseri umani.
Contestare unicamente chi intende combatterli, trascurando i loro crimini, è un modo molto anomalo di parlare di giustizia.
Anselmo Faidit
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