Per un giudice californiano il caffè causa il cancro
Evidentemente non a tutti l’aroma dell’espresso è gradito, al di là dell’Atlantico non sono granché abituati a sorseggiare la tazzina e preferiscono i tazzoni colmi d’acqua colorata il cui profumo pochissimo ha in comuni con la nostra “tazzurella ‘e caffè”.
A casa, al bar o in ufficio, il caffè viene bevuto ogni giorno da milioni di persone in tutto il pianeta. Centinaia di migliaia di uomini e donne non ne possono fare a meno la mattina e dopo il pasto del mezzodì, è una sorta di sottomissione forzata. Periodicamente qualcuno, magari alla ricerca dei cinque minuti di notorietà, tira fuori delle idee sulle quali si aprono dibattiti privi di conclusioni.
La comunità scientifica, nonostante le decine di studi pubblicati sull’argomento, ancora non ha sciolto del tutto i dubbi sugli effetti che il consumo della bevanda procura sulla salute umana.
L’ultimo capitolo è stato appena scritto da un giudice della Corte superiore di Los Angeles, che ha sentenziato, dopo un processo durato otto anni, che i produttori di caffè dovrebbero informare, tramite etichette o altri avvertimenti, i consumatori su ipotetici effetti cancerogeni procurati dalla acrilamide, la sostanza chimica prodotta nel processo di torrefazione dei chicchi.
La sentenza, precisa il network americano ABC News, non è ancora definitiva per gli imputati hanno un paio di settimane per contestarla ed eventualmente per presentare ricorso in appello.
La causa era stata intentata dall’associazione no profit Council for Education and Research on Toxics, con l’intenzione di costringere i grandi produttori di caffè a rimuovere l’acrilamide dalla sua lavorazione.
Di contro, questi affermavano che i livelli della sostanza chimica nella bevanda non fossero tali da rappresentare un pericolo per la salute e neppure il mondo scientifico si era giammai espresso negativamente.
Secondo il giudice, però, i produttori non sarebbero riusciti ad argomentare con evidenze abbastanza solide la propria tesi: “Mentre l’associazione ha evidenziato che il consumo di caffè potrebbe aumentare il rischio di danni al feto, ai neonati, ai bambini e agli adulti, gli esperti medici ed epidemiologici degli imputati hanno dichiarato di non avere alcuna opinione sulla causa”, ha riportato il giudice in una nota.
“L’industria del caffè, quindi, non ha presentato prove contrarie altrettanto valide”.
In realtà la questione degli effetti del caffè sulla salute umana è abbastanza controversa.
Nel 2016, l’Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso il caffè dalla lista dei possibili cancerogeni per gli esseri umani.
Diversi altri studi, tra l’altro, suggerivano che fosse improbabile che il caffè possa causare tumori.
Secondo una recente rassegna, inoltre, l’evidenza generale suggeriva una mancanza di associazione tra l’assunzione di caffè e tumori dello stomaco, del pancreas, del polmone, del seno, dell’ovaio e della prostata.
D’altro canto numerose evidenze scientifiche vanno nella direzione opposta, ossia suggeriscono che un consumo moderato di caffè possa essere benefico in termini di riduzione del rischio di alcune patologie, quali, per esempio, il tumore dell’utero, del fegato, melanoma , diabete di tipo 2 e disfunzione erettile, a parere della Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).
Inoltre, l’assunzione di caffeina fino a 400 mg al giorno non porrebbe problemi di alcun genere di sicurezza per gli adulti sani, ovviamente vi sono normali eccezioni, ad esempio, per le donne in gravidanza o che allattano, è consigliato di consumare massimo fino a 200 milligrammi.
Salvarico Malleone
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