Innovazione sociale, trecento giovani gabbati dal Miur
Tra qualche giorno, il 21 marzo, festeggeremo il quarto anniversario della Social Innovation Agenda presentata a Roma presso il Miur guidato da Francesco Profumo, a capo del governo vi era Mario Monti. Questo rivoluzionario progetto è destinato alle Aree della convergenza, sono le quattro maggiori regioni del Sud Puglia, Campania, Sicilia e Calabria, alle quali è destinato un finanziamento di 40 milioni di euro. Nella conferenza stampa viene presentato il documento di sintesi un quadro di indirizzo delle attività che saranno svolte, azioni concrete e obiettivi in materia di politiche pubbliche, nuovi strumenti finanziari legati all’impatto sociale, i grandi obiettivi di misurazione dell’impatto, i modelli di accelerazione, le pratiche inclusive e partecipative per una nuova generazione di servizi pubblici. Tutto ciò si legge nel documento.
Dei tanti progetti presentati il Miur ne seleziona 40. I giovani innovatori devono avere un’età inferiore a 30 anni alla data della presentazione del progetto.
I responsabili del dicastero sostengono, cioè assicurano, che “le idee selezionate hanno l’obiettivo di offrire soluzioni innovative ai problemi legati alla sicurezza del territorio, l’invecchiamento della società, l’architettura sostenibile, il welfare, la domotica, i servizi della pubblica amministrazione, la salute, la scuola, la gestione delle risorse idriche, il patrimonio culturale, l’ambiente e la mobilità”.
Da ciò che scrivono, si presume dopo aver letto i vari progetti approvati, si intuisce che sono risorse in grado di generare benessere per la collettività.
Il costo di ciascuna iniziativa non potrà superare il milione di euro e coinvolgeranno 121 soggetti tra università, enti di ricerca e aziende, l’ètà media degli innovatori è di 27 anni. L’intendimento del Miur è quello di fornire una risposta attraverso soluzioni innovative e coinvolgendo coloro che avvertono i problemi da risolvere, cioè la soluzione dei problemi parte dal basso e non dall’alto come sovente accaduto. La geniale idea era stata partorita nel 2009 negli Stati Uniti grazie ad Obama che aveva istituito l’Office of Social Innovation.
Ottenuta l’approvazione ministeriale i ragazzi innovatori si rimboccano le maniche e cominciano a lavorare, molti di loro mettono mano al proprio portafoglio, o a quello familiare, per le prime spese. L’entusiasmo e l’inesperienza fa decollare i progetti ma non trascorre tanto tempo per accorgersi e scoprire che la burocrazia in Italia soffoca la mente e le idee, che i politici vivono e sopravvivono di promesse elargite a man bassa e che spesso restano sulla carta, che nessuno ha il coraggio di assumersi responsabilità e che, infine, la meritocrazia nel dizionario della pubblica amministrazione è stata depennata da chissà quando.
Trecento ragazzi dall’aprile 2015 sono in attesa di incassare un milione mezzo dallo Stato.
Ad un certo punto la Ragioneria Generale dello Stato si accorge che la procedura di assegnazione dei fondi non seguiva i canoni regolamentari che impone il protocollo. Gli infiniti cavilli e legacci che strozzano le imprese e i semplici cittadini. Il ministero non sapendo come comportarsi, naturalmente, blocca le erogazioni ponendosi al riparo da rogne e catapultando nel fango i trecento giovani innovatori. Poco importa se dalla sera alla mattina questi ragazzi si trovano nella melma, e con loro tutto il nucleo familiare.
È probabile che in quel battaglione non vi siano ragazzi imparentati con ministri o sottosegretari perché nel caso il rubinetto si sarebbe riaperto a prescindere dalla bontà dell’idea e del progetto. Di tutto ciò il ministro Giuliano Poletti ne è all’oscuro altrimenti sarebbe intervenuto e si sarebbe adoperato per risollevare il morale, e il portafoglio, dei trecento giovani visto che gli stanno tanto a cuore.
Nel gruppo tra i tanti vi è Alessandro Brancati un ingegnere siciliano 29enne che aveva abbandonato l’Imperial College di Londra per rientrare a Palermo; Roberta Milano, oggi 31enne, laureata in Beni Architettonici di Napoli; l’architetto Sofia Giammaruco di Lecce; Francesco Massa di Palermo rientrato dal Mit di Boston in Canada, ma la lista è piuttosto lunga.
Intanto il ministro Valeria Fedeli, impegnata a seguire i progetti di genere, si nasconde alle interviste e alle dichiarazioni, promettendo di “individuare i provvedimenti necessari per una corretta e il più possibile rapida gestione della fase conclusiva del bando”.
Però i trecento giovani innovatori qualche esperienza l’hanno maturata ed hanno sperimentato sulla propria epidermide il significato e lo spessore della politica nazionale.
Piero Vernigo
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